Ludwig Wittgenstein
1 "Le lingue dal punto di vista fonetico sono migliaia,
mentre dal punto di vista psicologico ne esistono solo due:
la lingua materna
o primaria e tutte l’altre lingue messe insieme o seconde".
"... la lingua più profonda e nobile è quella lingua che la mamma trasmette con naturalezza al
figlio".
2 "I confini della mia lingua sono i confini del mio
universo".
6 La nostra
lingua è come una vecchia città, un labirinto di viuzze, di larghi, di
case vecchie e nuove, di palazzi ampliati in epoche diverse, e, intorno,
la cintura dei nuovi quartieri periferici, le strade rettilinee, regolari,
i caseggiati tutti uguali.
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Biografia (fondo oag,)
* Il lavoro di questo filosofo non è riferito specificatamente alla lingua materna, ma alla precisione con cui deve essere usato qualsiasi linguaggio.
Con ciò ci si chiede quale lingua, se ce n’è una, possa essere precisa nell’esprimere i fatti.
Le lingue dal punto di vista fonetico sono migliaia, mentre dal punto di vista psicologico ne esistono solo due: la lingua materna o primaria e
tutte l’altre lingue messe insieme o seconde.
E’ ovvio che nei primi anni di vita di un bambino la lingua più precisa ed espressiva risulta essere la lingua che apprende dalla mamma. Egli non ancora pronto ad affrontare le complicate grammatiche dunque possiamo affermare con sicurezza che la lingua più importante per l’equilibrata crescita culturale dell’uomo è la lingua materna.
Se al posto dell’antica lingua, tramandata da generazioni, pregna d’espressività dei toni supportati dalla mimica, la mamma parla al bimbo usando una lingua seconda, studiata a scuola e mai ben parlata, piena d’errori, povera di vocaboli, inespressiva per mancanza di tonalità e mimica, elaborata guardando la tivù o ascoltando l’amico, sicuramente il bambino, costretto ad apprendere questo nuovo limitato parlare della mamma, assorbirà tutti i difetti trasferendoli, inevitabilmente, nella seconda lingua e, soprattutto, nel parlare di tutti i giorni.
Concludendo, la lingua più profonda e nobile è quella lingua che la mamma trasmette con naturalezza al figlio.
Qualsiasi altra lingua appresa in seguito, invece, ha bisogno di un lunghissimo periodo di studio e pratica per essere usata con la semplicità e la carica comunicativa tipica della lingua materna.
Biografia

- Biografia
Wittgenstein, Ludwig (Vienna 1889 - Cambridge 1951), filosofo austriaco. Nato da una famiglia dell'alta borghesia, Wittgenstein studiò ingegneria a Berlino e a Manchester, dove si specializzò in aeronautica. Ben presto l'interesse per i fondamenti della matematica e per la logica lo portò a Cambridge, dove studiò con Bertrand Russell. Nel 1929, dopo un periodo di travaglio interiore (che lo vide volontario nell'esercito austriaco, maestro elementare, giardiniere e architetto), Wittgenstein tornò a Cambridge con il proposito di dedicarsi nuovamente alla filosofia. Grazie a Russell ottenne una cattedra al Trinity College; ma nel 1947 decise di lasciare definitivamente l'insegnamento, trascorrendo in solitudine gli ultimi anni della sua vita.
Lo sviluppo della filosofia di Wittgenstein può essere suddiviso in due fasi distinte, che corrispondono rispettivamente al Tractatus logico-philosophicus (1921) e alle Ricerche filosofiche (1953). Fra gli altri scritti di Wittgenstein, tutti pubblicati postumi, sono da ricordare le Osservazioni sopra i fondamenti della matematica (1956), i Quaderni blu e marrone (1958), e i Quaderni 1914-1916 (1960).
Il Tractatus
Nel Tractatus il mondo è costituito da fatti complessi o "molecolari", composti a loro volta da fatti semplici o "atomici", i quali consistono in determinate combinazioni di oggetti, vale a dire delle realtà più semplici all'interno del mondo, non ulteriormente scomponibili. Il linguaggio è una raffigurazione speculare del mondo ed è costituito da proposizioni complesse, composte a loro volta da proposizioni semplici o "elementari", ciascuna delle quali è un semplice nesso di nomi. In base a questa teoria raffigurativa, Wittgenstein considerò dotate di senso soltanto le proposizioni che sono immagini dei fatti del mondo, cioè le proposizioni della scienza naturale; le proposizioni metafisiche ed etiche, invece, risultano insensate poiché non sono raffigurazioni di fatti. Il termine "raffigurazione" non deve essere interpretato come rapporto di somiglianza o riproduzione tra ciò che raffigura e ciò che è raffigurato, bensì come identità di struttura: alla combinazione dei nomi nella proposizione, cioè, corrisponde la combinazione degli oggetti nel fatto.
Il movimento del neopositivismo si riallacciò alla dottrina del Tractatus per formulare il proprio "principio di verificazione", secondo cui hanno senso solo gli enunciati passibili di verifica fattuale, mentre risultano prive di significato le proposizioni della metafisica, dell'etica e dell'estetica. Wittgenstein, tuttavia, non mancava di sottolineare come "noi sentiamo che, persino nell'ipotesi che tutte le possibili domande scientifiche abbiano avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppure sfiorati".
Ricerche filosofiche
A partire dagli anni Trenta Wittgenstein ripudiò l'idea, espressa nel
Tractatus, che il linguaggio svolga l'unica funzione di raffigurare fatti. Nelle Ricerche filosofiche egli affermò che per "linguaggio" si deve intendere un certo numero di attività, o "giochi linguistici", non determinabile definitivamente: nuovi giochi nascono continuamente, mentre altri cadono in disuso. Il linguaggio, detto altrimenti, è un insieme di forme, di contesti, di regole d'impiego delle parole (come nel domandare, nel pregare, comandare, recitare), e non si riduce soltanto al denominare oggetti o raffigurare fatti; il significato di ciascuna delle molteplici attività linguistiche consiste nelle circostanze caratteristiche del suo uso. In altri termini, per comprendere il senso di una proposizione o il significato di una parola occorre scoprire come esse vengano usate in un dato gioco linguistico, da intendere come un'attività intrecciata con una determinata "forma di vita". L'uso, tuttavia, non è una regola imposta dall'esterno al linguaggio, ma una convenzione giustificata dalla consuetudine.
Si può peraltro osservare come l'analisi del linguaggio resti per Wittgenstein il solo modo corretto di fare filosofia, sia nel Tractatus sia nelle Ricerche filosofiche. In entrambe le opere Wittgenstein intende la filosofia come chiarificazione del linguaggio e come "terapia", volta a evitare i fraintendimenti che nascono da un cattivo uso del linguaggio. Con una differenza però: mentre nel Tractatus prevaleva il modello di un linguaggio ideale, nelle Ricerche l'indagine si sposta sulla descrizione degli usi concreti del linguaggio ordinario. In questo modo Wittgenstein diede un contributo decisivo alla nascita della moderna filosofia analitica, che ha avuto i suoi centri principali nelle università di Cambridge e di Oxford.
"Wittgenstein, Ludwig," Enciclopedia Microsoft(R) Encarta(R) 99. (c) 1993-1998 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.
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