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Francine Rosenbaum
NOTA: l'articolo della Rosenbaum è lungo e prettamente tecnico, pertanto riportiamo solo i punti contestuali all'argomento trattato in questo sito: l'amore e la difesa della lingua materna e del pluriculturalismo in generale. NOTA IMPORTANTE: La Rosenbaum si riferisce prevalentemente ai danni causati dal monoculturismo imposto ai giovani migranti, ma tra le righe trapelano chiari concetti estendibili anche alle multiculture locali. NOTA MOLTO IMPORTANTE: non bisogna dimenticare che le difficoltà di integrazione dei migranti d'oggi sono state vissute in modo molto più drammatico da tutti i Popoli colonizzati a forza con l'Unità d'Italia. Il trattamento istituzionale riservato oggi agli stranieri è fraterno e pieno di attenzioni rispetto ad allora, è buonista e male che vada agli immigrati è di essere ignorati. Ma sono rose e fiori rispetto al vissuto nel XIX sec. delle culture italiane e non solo (vedi D. Nettle e S. Romaine, Voci del silenzio - Diritti linguistici e diritti umani).
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18/03/09 Francine Rosenbaum - Fra il dire e l'essere: uso e rappresentazione del multilinguismo nella migrazione Postulati teorici
(...) C. E' bilingue una persona capace di realizzare compiti specifici nelle due lingue.Questa visione del bilinguismo, assai vicina alla precedente, circoscrive però le competenze linguistiche secondo criteri funzionali.
Essere bilingui significa disporre di un repertorio verbale che permetta al locutore di eseguire certe funzioni verbali (raccontare una storia, fare una lezione, scrivere una lettera, capire un film, vendere merci, condurre una
consultazione medica ecc.) in due lingue diverse, indipendentemente dal grado di elaborazione dei mezzi linguistici e dall'immagine sociale che il locutore da di sé stesso.
Il repertorio verbale è in linea di principio specializzato, nel senso che ogni lingua viene attribuita ad un sottoinsieme di funzioni
(per esempio il locutore conduce la sua vita professionale in lingua seconda e la vita familiare in lingua materna). Questo approccio è alla base delle
definizioni della diglossia (coesistenza, in una comunità di due lingue attribuite rispettivamente all'esecuzione di funzioni diverse).
D. I criteri sopra menzionati fanno riferimento alle prestazioni (performance) del bilingue dal punto di vista dell'interlocutore, sia esso individuale o sociale. Ma sono ciononostante insufficienti per rendere conto del bilinguismo nella
prospettiva relazionale che ci interessa. Siccome il linguaggio nasce e si
sviluppa nell'interazione, sono i criteri psico-affettivi che ci permettono di
capire meglio gli aspetti del bilinguismo e di arricchire i nostri interventi
nel campo psicopedagogico. Tenendo conto dei presupposti teorici e dell'aspetto affettivo dello sviluppo del multilinguismo, il fatto di dire, per esempio, che i problemi di un bimbo migrante sono dovuti al bilinguismo è una semplificazione grossolana ed erronea che viene ancora insegnata attualmente e che contesto vigorosamente. L'atteggiamento dei genitori e - ad un livello minore ma tuttavia considerevole - quello dei parenti, degli amici, del corpo insegnante e medico, determina fortemente il modo in cui il bambino reagirà alle due lingue ed a tutto ciò che esse rappresentano. Quando un bambino ha l'impressione che uno dei genitori, la nonna, l'insegnante o il medico considerano in modo ambivalente o sfavorevole l'apprendimento simultaneo delle due lingue, viene scosso nella propria fiducia in sé stesso, colpito nella motivazione a crescere e nel suo senso dei valori. La sua personalità rischia di soffrirne. Il bambino
afferra ed assimila una lingua con tutto il suo essere: l'intelletto, le
emozioni, i sensi. Si
costruisce attraverso queste lingue che costituiscono una parte integrante del
suo sviluppo.
E. Adolescenza e seconda lingua: la perdita delle esperienze acquisite.In tutta
l'Europa, gli adolescenti recentemente immigrati vengono confrontati ad una
gravissima lacuna nella pedagogia linguistica, tanto più drammatica quanto
misconosciuta: da un lato, gli apprendimenti scolastici fatti nel paese
d'origine non vengono utilizzati come supporti per gli apprendimenti nel paese
ospite; d'altro lato non vengono più mantenuti, né alimentati, né valorizzati
in alcun modo.
Premesse teoriche al lavoro con i bambini multiculturali o/e migranti (...) Sul piano individuale, le macchine (europee) di
abrasione dei sistemi culturali sono la Medicina e la Scuola, poiché sono i due
luoghi istituzionali dove il migrante viene percepito come un essere umano
universale e non come un essere di cultura. Mettere (...) brutalmente (un
bambino migrante) a scuola ed aspettarsi che vi si adatti, significa non capir
niente del funzionamento psichico. Ed è vergognoso! A questa
età è totalmente impossibile gestire rapidamente dei processi di mediazione
fra due culture, fra due lingue, unico mezzo per non perdere la Cultura con una
C maiuscola". (...) (...) Cyrulnik dice, in Les nourritures affectives
, che quando le rotture hanno inibito la consapevolezza di appartenenza di un
bambino, egli "non conosce la storia della propria famiglia o della propria
stirpe. Questa lacuna impedisce al bambino di strutturare il tempo (...).
I
referenti si sovvertono nella sua mente. Ora, quando un discorso diventa
confuso, quando la presentazione di sé stessi non è chiara, l'interlocutore
rimane sconcertato e non può rilanciare lo scambio. La comunicazione si spegne,
isolando ancor più il bambino e confermando, ad ogni tentativo di incontro, la
sua impressione di venir escluso dai circuiti sociali e dagli scambi affettivi
(...). Anche l'identità fisica
è sfocata nei bambini senza appartenenza (...). Occupare orgogliosamente il
proprio posto fisico, affettivo, psicologico e sociale, ecco ciò che permette
il fatto di appartenere. La fierezza è importante perché facilita la
costruzione dell'identità".
(...)
Conclusione (...) Sono persuasa che fintanto che la nostra società non
privilegerà la preservazione di una vita degna per tutti, nel godimento
delle diversità che sono la ricchezza di questo pianeta, le differenze fra
gli uomini continueranno a fungere da pretesto ai demagoghi di ogni specie per
spingerli ad uccidersi. Il monolinguismo e il monoculturalismo esistono oggi
soltanto alle due estremità di un fucile. E' quello che desidererei che i
pedagoghi insegnassero.
Da http://www.ishtarvr.org/leggi_articolo.php?id=4
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