"Le lingue dal punto di vista fonetico
sono migliaia, mentre dal punto di vista psicologico ne esistono solo due:
la lingua materna o primaria e tutte l’altre lingue messe
insieme o seconde".
Ludwig Wittgenstein
Alfabeto fonetico unitario JGY del ceppo linguistico
veneto [ISO/DIS 639-3: vec]
e alfabeto fonetico internazionale AFA per tastiere dattilofoniche verbali
Gli
accenti nelle parlate venete
Accenti
AFA
IPA
Descrizione
e
=
é
/e/
[e]
La /e/ anteriore semichiusa e la /é/ con
accento acuto hanno lo stesso suono, la
differenza grafica dipende dalla posizione
della loro pronuncia accentata come in: per,
Beta, oppure pékol,
pégo£a.
ê
/ê/
[e̞]
L'accento circonflesso su /e/ indica il tono intermedio tra
é (acuta) e è (grave) come in:
bê£o,
putê£o, porsê£o,
Bêka£enyo.
Tono molto usato nella parlata pavana.
è
/è/
[ɛ]
L'accento grave su /e/ indica la vocale anteriore semiapertacome in:
xèro, vèrta, Bèkinkros,
b.
ò
[ɔ]
L'accento grave su /o/ indica la vocale
posteriore semiaperta come in: skòro,
bròxa, Katòrbo£a.
ô
/ô/
[ o̞]
L'accento circonflesso su /o/ indica
il tono intermedio tra
ó (acuto) e ò (grave) come in:
rôda, brô£o,
sprôto£a, ciribikôko£a.
Tono molto usato nella parlata pavana.
o = ó
/ó/
[o]
La /o/ posteriore semichiusa e la /o/
con accento acuto hanno lo stesso suono,
la differenza grafica dipende dalla
posizione della loro pronuncia accentata come in:
el
só, bórto£o, pómo. Grammaticalmente
valgono le stesse regole della é.
ì, à,ù
/i/, /a/,
/u/
[i], [a],
[u],
L'accento grave su queste vocali non
indica suoni aperti, come le è
e ò,
ma la posizione nelle parole della sillaba tonica.
â
/â/
[ʌ]
L'accento circonflesso su /a/ indica
la vocale posteriore semiaperta non
arrotondata. E' il
fono ladino-venetotra a
e ò.Lad. âla = ven. e£a
(lei it.), lad. stâla =
ven. ste£a (stella it.), en.
run.
Accenti
Descrizione
Parole tronche senza vocale finale
In veneto le parole senza vocale finale, salvo eccezioni,
sono sempre tronche cioè sono marcate fonicamente sull'ultima sillaba,
queste parole non vanno accentate
graficamente le vocali i,
a, u, come in
Mo£exin, broar,
parsut, e non vanno accentate
neppure e, o,
se il loro tono è chiuso (acuto), come in
intent
e Talpon.
Vocali prolungate
Nel caso di vocali con suono prolungato
dovrà essere raddoppiato il loro simbolo ponendo,
quand'è necessario, l'accento grafico sulla vocale tonica
per es.:
skìi
(plurale di skio), vôo.
Se invece non c'è una vocale
dominante, come nella tipica caduta di consonanti
del Belumat. l'accento va
omesso, per es: baarol
(bavarol), koolà (kovo£à,
kogo£à).
Locuzioni (parole composte)
Alcune parole composte
ereditano anche
gli accenti delle parole singole, per
evitare distorsioni foniche nella
pronuncia delle parole converrà
accentarle come fossero separate per es.
bêkamòrt, strôpakùl,
tèragrôsa,
Bèkinkrós.
NÔDE
1) Accento grafico è l'accento che si può porre
sulla vocale della sillaba tonica. Esso è obbligatorio in corrispondenza dell'accento
tonico:
sui
bisillabi e polisillabi tronchi
(di parola che ha l’accento sull’ultima sillaba)
terminanti con vocale: onkó, kovo£à,
turnikè;
sulle
vocali e e o dei
bisillabi e polisillabi tronchi
(di parola che ha l’accento sull’ultima sillaba)
terminanti con consonante, solo se l'accentazione
delle due
vocali e e o è diversa dall'accento acuto
(chiuso) per es. kolmèl, saltèr,
pacaròt, bakanòt;
sulle
vocali e e
o dei bisillabi e polisillabi piani
(di parola che ha l'accento sulla penultima
sillaba) terminanti con vocale eccetto per
l'accento acuto (chiuso): be£ôto,
famòro, krêto, tomèra;
su
tutte le vocali dei bisillabi e polisillabi
terminanti con vocale, che NON siano piani o
tronch e che le
vocali e e o NON
siano chiusei: ràntega, sólfaro,
bôvo£o, fòrfe, vèrta,
sùbia, pégo£a, sêso£a,
vèrko£a, pìro£a.
su
tutte le vocali dei bisillabi e polisillabi
piani terminanti con consonante: bànpol,
kóxar, bôtol, Sòrbol,
Bùsol, pékol, Bêtol,
vèrdhar, dìndol;
sui monosillabi graficamente
doppi con due significati
diversi (opposti
fonematici), accentando i doppioni meno usate:
dà (verbo), da
(prep.); £à (avv.), £a
(art.); fà
(verbo), fa (avv.) etc. […];
2) Accento grafico acuto va omesso in parole tronche senza vocale finale.
La lingua veneta è nota per l'abbondanza di parole
senza la vocale finale le quali sono quasi tutte tronche (accentate sull'ultima
sillaba). Per evitare, dunque, un ridondante carosello di accenti grafici
sull'ultima sillaba va assolutamente evitato l'uso delle vocali
accentate ì, à, ù e le
vocali chiuse é, ó.
Ecco alcuni esempi: piron va
scritto senza accento, ma va pronunciato come se fosse scritto pirón.
Trevixan così
scritto è corretto e va pronunciato alla veneta cioè come se fosse
scritto Trevixàn, NON va assolutamente
pronunciato sdrucciolo all'inglese Trèvixan,
come solitamente si sente dire in TV , NON va
assolutamente pronunciato piamo all'italiana Trevìsan.
E così pure è giusto scrivere strukar el boton, netar
el kamin, parlar el furlan etc., mentre
è inutile scrivere strukàr el botón, netàr
el kamìn, parlàr el furlàn etc.
In sintesi l'accento grafico va sottinteso in:
a) parole piane (accento sulla penultima sillaba) con
la vocale finale escluse è,
ê,ô,ò;
b) parole tronche (accento sull'ultima sillaba) senza
la vocale finale escluse è,
ê,
ô,ò;