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Argomenti di Obiettivi

Le origini franco-venete
Gli effetti della grafia italiana
Gli scrittori veneti
La grafia goldoniana

In questa pagina:
Incompatibilità della grafia italiana con la fonetica veneta
Fonemi veneti mancanti in italiano e viceversa
La questione della Zeta, Pittarini
Ancora sulla Zeta, Boerio
L'uso della Z nelle varianti dialettali venete
La Elle evanescente, £ per la GVR
Il digramma SC
Il digramma CH
Le doppie

GRAFIA GOLDONIANA E PARLATA POPOLARE

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Incompatibilità della grafia italiana con la fonetica veneta

Dobbiamo ovviamente giustificare l'affermazione dell'incompatibilità tra la grafia goldoniana ovvero italiana o quasi (in fondo al capitolo capiremo il perché del "quasi") e la parlata popolare veneta

Basta andare appena fuori città o in un mercato paesano per sentire parole correntemente usate assolutamente differenti dall'italiano (v.: Galepin). E, come se non bastasse, ad amplificare maggiormente tale differenza tra le due lingue è la pronuncia di alcuni fonemi. 

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Fonemi veneti mancanti in italiano e viceversa

In veneto, infatti, esistono suoni mancanti nell'italiano come quelli definiti nella GVR dai seguenti segni: Th, Dh, Fh  e £ i quali non possono essere espressi dalla grafia italiana (v.: La pronuncia) in quanto nell'alfabeto italiano non esistono i simboli grafici per poterli esprimere. Ed è ovvio dal momento che nell'area di origine dell'italiano (Toscana) tali suoni non esistono. Viceversa, ci sono fonemi italiani che il veneto non conosce come quelli dei digrammi Sc e Gl posti davanti alle vocali i ed e.

Il disagio di quando si affronta la lettura di un testo scritto in veneto è di dover prima leggere le note sulla lingua che avvisano il lettre di come vanno pronunciati i suoni delle lettere alfabetiche e poi affrontare la lettura che non sarà certamente esente da errori di interpretazione.

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La questione della Zeta, Pittarini

È il caso di parole con la Z che, per quante spiegazioni ci siano sulla sua pronuncia, l'autore del libro non risulta mai sufficentemente chiaro per una corretta comprensione da parte dell'ordinario lettore.

Ne "La politica dei villani " di Domenico Pittarini, la questione della pronuncia è affrontata in un apposito capitolo. Il brutto è che trovandosi in appendice tale spiegazione rischia di passare inosservata coll'inevitabile conseguenza che le lettere vengano pronunciate  secondo la personale opinione del lettore oppure, ed è più facile, secondo la pronuncia italiana. Wuesto va a discapito soprattutto dei suoni rappresentati da quelle lettere che nel veneto assumono più valori fonetici come, per l'appunto, nel caso della Z. 

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Ancora sulla Zeta, Boerio

Il Boerio nel suo "Dizionario del dialetto veneziano" fa ancora meglio del Pittarini. Ad ogni Z, o quasi, egli mette tra parentesi il loro valore fonetio. Ecco che troviamo Za (colla z naturale) Già (che egli intenda l'affricata sonora? Ma potrebbe anche trattarsi di fricativa sonora! (v.: Glossario)). 

Altri termini: Zàcola (colla z aspra) zacchera; Zerman (colla z dolce) cugino.

Fortunatamente ci sono almeno queste approssimative spiegazioni a fianco delle parole del vocabolario, altrimenti sarebbe un problema anche per gli stessi veneziani sapere con quali delle tre Z vanno lette. 

Andando oltre i confini linguistici del veneziano, le spiegazioni del Dizionario non bastano più perché di Z aspre e dolci ce ne sono di due tipi: alveodentali e interdentali. Non basta, per esempio, la dicitura "aspro" a seguito delle parole "Zopelon" e "Zopa"  perché in questo caso ci sono parlate venete in cui la Z della prima parola viene pronunciata con l'alveodentale sorda  e quella della seconda con l'interdentale  sorda (v.: La pronuncia) ambedue fricative (v.: Glossario).

Certamente se le due parole in questione fossero scrittte secondo la grafia GVR (presupposto di conoscerla) potremmo avere le idee più chiare ecco: "zhope£on" e "Thopa", tutti e due sono suoni aspri ma il "zh" ha valore di alveodentale sordo (simile al suono affricato italiano di "azione"  ma fricativo in veneto) e il "Th" con valore di interdentale sorda che va pronunciata pròprio con la punta della lingua tra i denti come nelle parole inglesi "thank" e "thin". 

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L'uso della Z nelle varianti dialettali venete

Ma anche un singolo termine può variare (nella pronuncia, non nel lèssico) da una zona all'altra del Veneto. Zerman (colla z dolce), per esempio, viene pronunciato sia Zerman (fricativa alveodentale sonora come lenizione della affricata dolce italiana (v.: Glossario)) nelle parlate Fossaltina, Pedemonatana Nord trevigiana, basso-vicentina, sia Xerman (fricativa alveolare sonora) nelle parlate pavana ruigòta, veronese e veneziana, sia Dherman (fricativa interdentale sonora) nelle parlateBasso-feltrina, Pedemontana asolana etc. 

Si avrà notata la differenza di interpretazione grafica dei suoni tra i due sistemi grafici a confronto: grafia italiana e GVR. Con la prima si deve ricorrere alla spiegazione da affiancare agli Z,nella seconda basta conoscere il valore fonetico stabilito convenzionalmente ai tre distinti segni scelti nella compilazione della GVR. 

Ecco che quando un pedemontano del Grappa si trova a leggere nel dizionario del Boerio la parola "Zerman", avrà qualche serio problema ad interpretare correttamente la sua pronuncia.

Va sottplineato, tra l'altro, che è estremamente difficile che un veneto legga la Z all'italiana salvo i giovani programmati per farlo. In realtà il suono prodotto dai veneti per questa lettera è la lenizione (v.: Glossario …)  in fricativa della Z affricata italiana

Qualche volta il Boerio omette il valore fonetico della Z e allora se si tratta di un antico vocabolo c'è solo da sperare che in uno sperduto angolo di Veneto esista qualcuno che ancora lo palra. 

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La Elle evanescente, £ per la GVR

Neppure per la L vanno bene le cose. Tutte le L sono scritte uguali ma non si sa se debbano andar lette come L linguale o semiconsonantica oppure come vocale breve o indistinta " ë".

Molto spesso capita che quando si tratta di scrivere una L pronunciata come una "e" breve, gli scriventi veneti non la scrivano affatto, con la conseguenza di alterare il significato del termine (v.: Il simbolo "£").  

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Il digramma SC

E poi, trovare nel vocabolario il digramma "SC" di sciôpo non è possibile perché, usando la grafia italiana, si incorre in un errore ortografico. 

Per evitare errori i veneti devono scrivere "s-c" o "s'c" o "s.c" (s-ciopo, s'ciopo, s.ciopo) così gli italiani capiscono che questa parola non va letta come l'italiana scimmia. 

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Il digramma CH

Il Boerio, in perfetto stile grafico goldioniano, usa lo SCH per ovviare all'inconveniente del precedente SC.

Egli dà al CH il valore fonetico  di affricata palatale sorda o dolce (it.: ceci. cimice) proprio come lo scrivono gli spagnoli e gli inglesi sconvolgendo, così, la consueta abitudine a leggere all'italiana. 

Per trovare la parola s-ciopo, dunque, nella sezione veneto-italiano del Dizionario, l'impresa è ardua, conviene andare direttamente su italiano-veneto e alla voce "schioppo" si troverà la traduzione veneziana "schiopo" che si pronuncia, appunro, alla veneta "s-ciopo" (scôpo in GVR) e non all'italiana aschioppo.

Scoperto, dunque, che il "CH" goldoniano suona come la "C" italiana posta davanti alle vocali "i" e "e" come in "cimice", per trovare, ad esempio, "peôco" alla GVR cioè "peocio" all'italiana, basta cercare la parola "peochio" alla goldoniana.

Ma il "CH" viene anche pronunciato come il nostro "K" cioè con suono gutturale sordo ed allora a fianco del termine si troverà la spiegazione adeguata, esempio: "CHILO (pronunziato come il toscano) s. m. Chilo

Interessante vero? 

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Le doppie

E' anche noto che in veneto (come in tutte le lingue romanze dell'Italia settentrionale,  le consonanti non vengono mai pronunciate  rafforzate (doppie) ecco che l'uso della grafia italiana mette in evidenza un altro limite alla lingua veneta: per scrivere la S sorda di "sasso" si deve ricorrere (secondo la grammatica dell'italiano alla "doppia S" ma quel suono veneto che viene definito dalla "doppia S" è solo una "S sorda semplice". La presenza  della "doppia S" per "S sorda semplice" in testi scritti in veneto  induce il lettore a raddoppiarla arbitrariamente, secondo la pronuncia italiana, cosa che porta inevitabilmente ad una alterazione dell'originaria pronuncia veneta.

Grafia goldoniana, grafia italiana, un bel caos che mette a dura rpova anche la caparbietà dei più tenaci sostenitori di tali grafie. L' incompatibilità di queste grafie con la lingua veneta contribuiscono solo a tenere lontani i vèneti dalla loro lingua scritta.  

 

 

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