Cerca nel sito Veneti Eventi

Home GVR Statistiche Contributi Servizi                              

Passa a GVR in Versione Ridotta (consigliato)

 

Introduzione Obiettivi GVR Ortografia Fonetica Morfo-sintassi Lessico Esercizi Letture Norme EXTRA

Argomenti di Norme

Mozione di E. Beggiato
Mozione n. 262 del 20/05/1998
R. n. 262/99 Regione Veneto
Legge 482/99 R. italiana
Minoranze escluse dalla tutela
Proposta di legge regionale
Vicenza: lingua tutelata
Statuto della Regione Veneto
Carta europea delle lingue
Proposta regionale sulla lingua
Legge regionale sulla lingua
UNESCO: giornata delle lingue
UNESCO: rapporto sulle lingue
Il veneto: norme ISO
Lingue romanze in Italia

 

 

MINORANZE ESCLUSE DALLA LEGGE DI TUTELA

Oltre la legge 482

Nel momento in cui il Senato si apprestava a varare la legge di tutela delle minoranze linguistiche le società che rappresentano gli studiosi di scienze del linguaggio esprimevano il loro punto di vista nel corso di una audizione accordata il 28 settembre 1999 dal senatore Felice Besostri, relatore in aula del provvedimento. Erano presenti per la Società Italiana di Glottologia il presidente prof. Vincenzo Orioles, ascoltato anche in veste di Direttore del Centro Internazionale sul Plurilinguismo, e per la Società di Linguistica Italiana il prof. Alberto Sobrero.
Le due Società prendevano atto delle ragioni che spingevano alla rapida approvazione di una legge che applicava finalmente il dettato costituzionale e dava nel contempo attuazione alla normativa europea. Poiché in quel momento l’interesse prevalente era quello di portare a termine l'iter legislativo, il prof. Orioles e il prof. Sobrero convenivano sull’opportunità che, per non compromettere l'entrata in vigore della legge, ogni revisione e integrazione fossero rimandate a un futuro riesame della normativa.
Alle lacune ed alle incongruenze del testo si potrà ovviare quando il Parlamento avrà ripreso a legiferare in tema di minoranze.

Qui di seguito passiamo in rassegna le tre possibili tipologie di varietà minoritarie da prendere in considerazione in sede di riscrittura della legge.

Estensione ad altre minoranze storiche (eteroglossie interne)

I linguisti innanzitutto denunziano le limitazioni della tutela di legge, che si restringe alle dodici comunità menzionate all’art. 2 tralasciando situazioni altrettanto degne di considerazione: il caso più vistoso concerne l’esclusione dei Galloitalici di Sicilia e di Basilicata e dei Tabarchini di Sardegna, due comunità in possesso dei presupposti di alterità linguistica, di antico insediamento e di animus comunitario compatibili con lo status di lingua minoritaria.
Poiché il Comitato tecnico-consultivo chiamato a esprimersi sul regolamento applicativo della L. 482 non ha potuto procedere a favore di queste comunità in via di interpretazione autentica, ci si ripromette, col supporto del Centro Internazionale sul Plurilinguismo e delle Società rappresentative degli studiosi di Scienze del Linguaggio (Società Italiana di Glottologia e Società di Linguistica Italiana), di attivare una larga sensibilizzazione e del mondo della cultura e delle popolazioni interessate a sostegno di futuri provvedimenti che consentano l’applicazione della normativa di tutela anche a tali insediamenti. Un primo passo in tal senso si è realizzato attraverso la pubblicazione di un dossier documentario “Insularità linguistica e culturale Il caso dei Tabarchini di Sardegna”, curato da Vincenzo ORIOLES e Fiorenzo TOSO e introdotto da una Premessa di Tullio DE MAURO.

Comune di Calasette - Università di Udine
Centro Internazionale sul Plurilinguismo 

INSULARITÀ LINGUISTICA E CULTURALE
Il caso dei Tabarchini di Sardegna
Documenti del Convegno Internazionale di Studi (Calasetta, 23-24 settembre 2000)

a cura di Vincenzo Orioles e Fiorenzo Toso
Premessa di Tullio De Mauro
Genova, Le Mani, 2001

 

Estensione alle minoranze diffuse

La legge 482 mette in luce i limiti di una impostazione 'territorialista' che lega la tutela al "vincolo stabile tra la minoranza e una determinata porzione di territorio nazionale" (Claudio Marta, Minoranze e lingue minoritarie. Atti del Convegno internazionale, Napoli, Istituto Universitario Orientale, 6-7 aprile 1995, a cura di Cristina Vallini, Napoli 1996, p. 252) non prendendo in esame le esigenze di riconoscimento e visibilità delle cosiddette 'minoranze diffuse', ossia di quelle comunità che si collocano all'interno di un determinato paese in modo non-territoriale, sparse, disseminate a piccoli gruppi sul territorio.
Ovviamente dietro tale scelta c'è un ben preciso 'modello' costruito in funzione di una tipologia minoritaria tipica degli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale in nome del criterio dell'autoctonia.
E' intuitivo pensare che in tal modo si potrebbe recuperare la problematica dei nomadi (Giulio Soravia, In un'Europa plurilingue. Culture in transizione, Bologna 1998); ma in realtà la portata dell'estensione sarebbe molto più generale. Si tratta di un fenomeno nuovo proprio di un'epoca contraddistinta da crescenti processi di mobilità che portano nuclei consistenti di popolazione fuori del loro spazio identitario di origine: basti pensare, per fare un solo esempio (evocato da Georges Lüdi, Le paysage linguistique de la Suisse, Berne 1997, p. 652), che in Svizzera più della metà dei locutori del romancio vivono in una situazione di diaspora.
In prospettiva, dunque, è auspicabile che vengano adottate misure ispirate a una politica linguistica aperta e flessibile, che superino il concetto di tutela delle minoranze localizzate a favore di una più articolata dimensione interculturale.

Estensione alle 'nuove minoranze'

Accanto alle minoranze di antico insediamento e alle minoranze diffuse, il panorama linguistico e culturale italiano deve fare i conti con un fenomeno nuovo ed in costante crescita: la presenza di consistenti gruppi di lavoratori immigrati provenienti dai più diversi paesi e di parlata diversa da quella italiana che, con espressione coniata da Tullio De Mauro nel 1974, denominiamo 'nuove minoranze'.
Ovviamente non tutti i lavoratori immigrati in quanto tali sono soggetti potenziali di tutela: perché essi possano costituire una vera e propria minoranza devono maturare determinate condizioni che si possono sintetizzare nell'avvenuta formazione di una entità socialmente aggregata, riconoscibile per istituzioni e strutture di vita comunitaria, e soprattutto per la condivisione "di un progetto migratorio di lunga durata e di una volontà di conservare lingua, cultura, religione e identità di origine" (T. Telmon, Le minoranze linguistiche in Italia, Alessandria 1992, pp. 150-2).
Tale riconoscimento ben si inquadrerebbe in una visione 'ecolinguistica' in armonia con la quale le istituzioni vadano al di là della tolleranza difensiva di ciò che è diverso dalla lingua e dalla cultura ufficiale dello Stato, per giungere ad una esplicita presa d'atto di quella che è la fisionomia caratterizzante delle odierne società europee, ossia il plurilinguismo e il multiculturalismo.

 

Precedente Su Successiva

 

GVR

 Home GVR Statistiche Contributi Servizi
Web registrato il 20/01/2006; aggiornato il 10/06/2011
Webmaster