Le interrogative nel nord Italia
|
Gli introduttori delle frasi interrogative nei dialetti
italiani settentrionali*
Cecilia Poletto e Laura Vanelli
Introduzione
Oggetto della
nostra relazione sarà l'esame degli introduttori della frase interrogativa
parziale, quella introdotta da un pronome, aggettivo o avverbio interrogativo,
il cosiddetto sintagma o
elemento x o wh. Questa scelta è motivata non solo dal fatto che
le inchieste dell'ASIS (Atlante Sintattico dell'Italia Settentrionale, per cui
vedi il lavoro di Paola Benincà in questo stesso volume) finora portate a
termine ci hanno fornito un corpus di dati empirici abbastanza ricco e
sufficientemente elaborato, ma anche dal fatto che le frasi interrogative
possiedono proprietà intrinseche tali da offrire spunti interessanti per
l'analisi. In particolare, si tratta di un tipo di frase, collegato
all'atto linguistico della "domanda", che può presentarsi
sintatticamente sia come frase indipendente, che come frase subordinata. Per
questa ragione si presta particolarmente bene a un esame sul numero e sulla
natura degli introduttori frasali.
Prima di
passare all'esame dei dialetti settentrionali, vediamo rapidamente come si
presentano in italiano le frasi interrogative wh: a prima vista, se
prescindiamo dall'intonazione, che è diversa nei due tipi, non ci sono
differenze tra una interrogativa indipendente (o diretta) e una corrispondente
interrogativa subordinata (o indiretta). Se prendiamo due frasi come
(1)
a.
Chi hai visto ieri? |
b. Vorrei sapere chi hai visto ieri
|
la differenza
tra le due occorrenze di chi hai visto ieri in a. e in b. sembra
risiedere solo nella diversa intonazione ad esse associata. In realtà, a ben
vedere, si possono trovare anche altre differenze. Una riguarda il modo del
verbo: nelle interrogative indirette, ma non nelle dirette, l'indicativo
alterna, in dipendenza da certi tipi di verbi, con il congiuntivo:
(2)
a.
Tutti si domandano che cosa è/sia successo |
b. Che cosa è/*sia successo |
Un'altra
differenza riguarda la posizione del soggetto: tralasciando molti dettagli, si
può dire che nelle interrogative dirette il soggetto deve trovarsi in posizione
postverbale, pena la agrammaticalità della frase. Al contrario, nelle
corrispondenti subordinate il soggetto può essere posto anche in posizione
preverbale con risultati sicuramente più accettabili (ciò deve essere
collegato alla possibilità di avere il congiuntivo nelle interrogative
subordinate, dato che la frase corrispondente a (3b) con il verbo all'indicativo
non risulta altrettanto accettabile):
(3)
a.
*Che cosa Marco ha fatto ieri sera?
|
b. Vogliono sapere che cosa Marco abbia fatto ieri sera
|
I dialetti
settentrionali condividono con l'italiano queste proprietà, l'intonazione
interrogativa nelle domande dirette, l'alternanza indicativo/congiuntivo nelle
indirette e le diverse possibilità di posizione del soggetto, che sono già di
per sé degli indizi che fanno pensare a strutture diverse, anche se questo non
è immediatamente visibile. Ma, accanto a queste caratteristiche, i dialetti
settentrionali, o meglio, come vedremo fra poco, una parte di essi, ne
presentano delle altre, di carattere sintattico. che marcano i due tipi di
frasi, e che suggeriscono ancora più chiaramente che ci si trova di fronte a
strutture sintattiche differenziate.
Le
interrogative indipendenti presentano infatti il fenomeno della cosiddetta
"inversione" del pronome clitico soggetto (fenomeno ovviamente
sconosciuto all'italiano che non possiede pronomi nominativi clitici).
L'inversione, sulla quale per altro non ci soffermeremo in questa sede,
è diffusa in buona parte dell'area settentrionale, anche se non dappertutto,
come vedremo meglio più avanti. Esempi di inversione sono i seguenti:
(4)
a.
Quant vegnal?
'Quando viene?' |
Friulano
|
b. Dove vali?
'Dove vanno?' |
Veneto
|
c. Cs et fat?
'Cosa hai fatto?' |
Bolognese
|
Le
interrogative subordinate wh sono invece caratterizzate in un'ampia area
che fra poco cercheremo di circoscrivere con maggiore precisione, dalla presenza
di un doppio introduttore: oltre all'introduttore interrogativo vero e
proprio, l'elemento su cui verte la domanda, si trova anche un altro
introduttore, lo stesso che serve a introdurre altre frasi subordinate, come le
completive o le frasi relative, quello che nella relazione precedente è stato
definito complementatore, corrispondente
all'it.
che. Si potrebbe
allora dire che la differenza tra l'italiano e parte dei dialetti settentrionali
(ma il discorso si potrebbe estendere a molte altre lingue, romanze e non)
consiste in questo: in italiano l'elemento wh assorbe in sé, per così
dire, anche la funzione di introduttore di frase subordinata, mentre i dialetti
settentrionali tengono anche formalmente separate le due funzioni, e introducono
anche in questo tipo di frasi il complementatore come marca di subordinazione.
In questo modo le frasi risultano introdotte da un doppio elemento, ciascuno
associato ad una funzione. Accenniamo qui solo di sfuggita al fatto che una
situazione analoga si presenta anche con frasi subordinate di altro genere, le
avverbiali, in cui ugualmente le varietà settentrionali presentano di frequente
un complementatore che affianca l'introduttore: pensiamo ad es. a frasi
temporali o causali introdotte dai corrispondenti dialettali di 'quando che' o
'siccome che', che spesso rifluiscono anche nell'italiano regionale
settentrionale. Ma il poco tempo a disposizione coniugato con la necessità di
raccogliere un materiale dialettale più probante rispetto a quello che abbiamo
finora a disposizione (i primi dati acquisiti mostrano infatti una situazione
piuttosto complessa e notevolmente differenziata tra varietà e varietà) ci
spingono ad accantonare per il momento questo argomento.
1.
Gli introduttori nelle frasi interrogative subordinate
Come
abbiamo già anticipato, il doppio introduttore non è presente in tutte le
varietà settentrionali: in un'ampia zona, da situarsi geograficamente grosso
modo al centro dell'intera area, le interrogative subordinate vengono
introdotte, come in italiano, dal solo introduttore interrogativo. Si tratta più
in particolare delle varietà liguri, del lombardo, tranne le varietà alpine e
una parte di quelle ticinesi, del veronese e della maggior parte delle varietà
emiliane. Ess.:
(5)
a.
Nu so chi
segge arrivou
'Non so chi sia arrivato'
|
Ligure
di Chiavari (GE) |
b.
Su mia en
doe la sies nada Maria
'Non so dove sia andata Maria' |
Lombardo (BS) |
c. No so mia ci lavarà i piati
'Non so chi laverà i piatti' |
Veronese
|
d. I m an
dmandè in dua fus andeda la Maria
'Mi hanno domandato dove fosse andata Maria' |
Emiliano(Carpi) |
Possiedono
invece il doppio introduttore le varietà piemontesi, trentine, lombarde
settentrionali e, parzialmente, ticinesi, venete, friulane e romagnole.
(6)
a.
I sai nen anté che mama a l abia catà le fior
'Non so dove la mamma abbia comprato i fiori' |
Livorno Ferraris (VC) |
|
|
b. No so chi
che l à parlà con la Maria
'Non so chi abbia parlato con Maria' |
Trentino(TN) |
c. Al so ca chi
ca laverà i piac'
'Non so chi laverà i piatti'
|
Lombardo (Albosaggia (SO)) |
d. No so cossa
che go da fare
'Non so cosa devo fare'
|
Veneto (PD) |
e. Dimi ce
c al fas Giuan
'Dimmi cosa fa Giovanni'
|
Friulano |
f. An
so indù che li epa cumprà la mama
'Non so dove li abbia comprati la mamma'
|
Romagnolo
(FO) |
Se
la distribuzione geografica del fenomeno è sostanzialmente quella che abbiamo
indicato, va però osservato che in generale la sua diffusione areale non è
sempre compatta e che le modalità di applicazione possono variare da dialetto a
dialetto.
A
mo' di esempio si può citare la situazione dell'area ticinese, che, nonostante
la sua estensione ridotta, si presenta suddivisa in tre subaree per quanto
riguarda il nostro fenomeno. Il doppio introduttore è presente nelle varietà
parlate nell'area di Lugano e di Bellinzona, è assente nella parlata di Locarno,
mentre in altri punti della stessa area di Locarno, a Brione e in Valle Maggia,
il fenomeno si registra con regolarità solo in un caso, con l'introduttore chi.
Es.:
(7)
a. I m a
domandat indova che ra Maria la sia nada
'Mi hanno chiesto dove la Maria sia andata'
|
Montagnola
(Lugano) |
b. Dim chi
l è vegnü(t)
'Dimmi chi è venuto'
|
Locarno |
c. Al zo mia chi c a laverà i piet
'Non so chi laverà i piatti' |
Brione
|
d. Al zo
mia cos u fa Giani
'Non so cosa fa Gianni' |
Brione
|
e. Dim chi c a vegn stasera
'Dimmi chi viene stasera' |
Cevio V. Maggia
|
f. Al
so mia indò l a töc' i fiür mama
'Non so dove ha comprato i fiori la mamma'
|
Cevio V. Maggia
|
In
altre varietà l'inserimento del complementatore è facoltativo: in alcuni casi
sembra esserci una vera e propria opzionalità, come ad es. nel dialetto di
Ferrara, o in qualche varietà piemontese:
(8)
a. An so
minga cus c al faga Giani
'Non so cosa faccia Gianni'
|
Ferrarese
|
b. An so
brisa cus l abia cumprà par zena la mama'
'Non so cos'abbia comprato per cena la mamma'
|
Ferrarese
|
c. Dime chi (c) a l à piait el quader
'Dimmi chi ha comprato il quadro'
|
Druento (TO)
|
In
altri casi sembra che la presenza o meno del complementatore sia collegata al
tipo di introduttore interrogativo. Abbiamo già accennato al fatto che a Brione
la forma doppia si ha solo, ma regolarmente, con chi; possiamo aggiungere
anche il caso di alcune varietà trentine, in cui troviamo con regolarità ad
es. ndo che 'dove che' e chi che, ma sono frequenti casi di cosa
0 e quando 0:
(9)
a. Voi saver ndo che i è nadi i to amizi
'Voglio sapere dove sono andati i tuoi amici'
|
Trento |
b. No so cosa
la mama l abia comprà per zena |
Trento |
c. Dime ci
che as vist ieri
'Dimmi chi hai visto ieri'
|
Val di Non
|
d. .Dime cando
torna el Giani |
Val di Non
|
Un
altro caso molto particolare, ma che meriterebbe maggior approfondimento, è
quello che abbiamo registrato nel triestino e nel dialetto feltrino di
Cesiomaggiore (BL): in queste varietà la presenza del complementatore è
condizionata dalla posizione del soggetto della frase. Il che è
obbligatorio se il soggetto è postverbale, viene invece omesso se il soggetto
è preverbale. Anche qui dunque la posizione del soggetto è strutturalmente
rilevante, come avevamo già notato quando avevamo cercato di individuare dei
criteri di differenziazione tra interrogative wh dirette e indirette.
(10)
a. Dime cossa
che magna Maria
|
Trieste
|
b. Non so cossa mama ga comprà de zena |
Trieste
|
c. Dime dove che l è ndat Giorgio |
Cesiomaggiore (BL) |
d. I me à domandà dove Maria la fusse
ndata |
Cesiomaggiore (BL) |
Vorremmo
infine citare il comportamento di una varietà piemontese dell'area di Torino,
in cui, anche se facoltativamente, si può introdurre un altro complementatore
dopo il soggetto (preverbale) della frase, cosicché si ha addirittura un triplo
introduttore come in:
(11)
I sai pa anté che la mama ch'a l abia catà le fior
'Non so dove la mamma abbia preso i fiori' |
Torino |
Ritorneremo
in seguito su questo fenomeno che riguarda anche le frasi interrogative
indipendenti; per il momento accenniamo solo al fatto che il doppio
complementatore, uno prima e uno dopo il soggetto non è prerogativa delle sole
frasi interrogative, in quanto lo troviamo in altre frasi subordinate, come
nelle seguenti:
(12)
a. Ednans che
Majo c a parta...
'Prima che Mario parta...' |
|
b. I cherdo che
tuti c al abia passà l'esam
'Credo che tutti abbiano passato l'esame' |
|
Un
altro fatto è degno di essere menzionato: riguarda il comportamento
apparentemente anomalo dell'introduttore corrispondente a 'perché'. In un certo
numero di varietà, in particolare in area veneta, romagnola e piemontese, nelle
quali la presenza del doppio introduttore risulta compatta e categorica, il
complementatore non si esprime in presenza appunto di 'perché':
(13)
a. Disime parché
volì partire
'Ditemi perché volete partire' |
Veneto
Cereda di Cornedo (VI)) |
b. Dime perché a mangiu ën pom
'Dimmi perché mangiano una mela'
|
Piemontese
|
c. Dim parchè
t megn la mela
'Dimmi perché mangi la mela'
|
Romagnolo (Cesena) |
In
questo caso però pensiamo che non siamo di fronte a variabilità o a un
trattamento speciale di questo particolare introduttore interrogativo: è
possibile che l'introduttore vada analizzato come costituito sintatticamente da
due elementi, di cui il primo, per, occupa la posizione dell'introduttore
interrogativo, il secondo, che, assolve la funzione di complementatore. A
rinforzare questa interpretazione, si può citare il caso di altre varietà in
cui al 'perché' interrogativo corrisponde un tipo lessicalmente diverso, come
ad es. nel veneto centrale (padovano, veneziano e vicentino), dove si usa parcossa,
o nel friulano dove si usa parcè (esteso anche al 'perché' introduttore
di frase causale). In queste varietà, dotate di doppio introduttore, anche le
interrogative subordinate introdotte da parcossa e parcè richiedono
obbligatoriamente il complementatore:
(14)
a. Dime parcossa
che ti ze 'ndà via |
Veneto Centrale |
b. No sai parcè
che tu sês lât vie
'Non so perché sei andato via'
|
Friulano |
Esistono
infine anche varietà, ad es. nel veneto liventino e agordino, che affiancano il
complementatore al corrispondente di 'perché', ad es. in
(15)
a. Dime parché
che te cori cussì
'Dimmi perché corri così' |
Portogruaro
|
b. Dime parché ch el magna
'Dimmi perché mangia'
|
Cencenighe |
In questo caso avviene semplicemente una rianalisi di 'perché'
come forma unica, assimilata agli altri
2.
Le frasi interrogative indipendenti
Le
frasi interrogative indipendenti nelle varietà settentrionali mostrano ben
quattro strategie sintattiche distinte:
-
l'inversione del clitico soggetto (enclitico),
-
il
doppio introduttore (del ripo 'chi che'),
-
la struttura scissa,
-
e il sintagma
interrogativo in situ.
In
questo paragrafo cercheremo di precisare la distribuzione areale di queste
strategie e di verificare in quali contesti esse sono attestate.
Inversione del vlitico
soggetto
Come
si è osservato nel paragrafo precedente, al contrario delle frasi interrogative
dipendenti, le frasi interrogative indipendenti mostrano un fenomeno detto
"inversione del clitico soggetto", in cui un clitico soggetto compare
alla destra del verbo flesso. Ciò avviene sia nella interrogative wh che nelle
interrogative si/no.
Questo
tipo di fenomeno è ovviamente del tutto sconosciuto in italiano standard, che
non possiede clitici soggetto:
(16)
a. Quando vienlo?
'Quando viene?' |
Padovano |
b. Quant vegnal?
'Quando viene?' |
Friulano
|
c. Cs èt fat?
'Cosa hai fatto?' |
Bolognese
|
Non
entreremo qui nel merito della questione se la forma verbo+clitico soggetto
venga ancora analizzata dai parlanti come composta da due elementi distinti o se
si possa definire come un caso di flessione
interrogativa, in cui il clitico soggetto si è trasformato in un elemento del
tutto simile alla flessione verbale. Vorremmo solamente notare a questo
proposito che il fenomeno di inversione del clitico soggetto non è ristretto
alle interrogative, ma compare anche in frasi ottative
come la seguente:
(17)
Inoltre,
come si è appena visto, le interrogative subordinate non mostrano casi di
inversione del clitico soggetto, per cui parlare di flessione interrogativa
sembra per lo meno dubbio.
Questo
tipo di struttura è attestato nelle varietà venete
che abbiamo esaminato, meno
il veneziano, che ha mantenuto l'inversione solamente con la
classe dei verbi atematici e il triestino che non ha alcun fenomeno di inversione con nessuna
classe verbale.
L'inversione
del clitico soggetto è attestata anche nelle varietà friulane. Nelle varietà trentine
emiliane
e romagnole questo fenomeno è pure attestato, ma varia spesso in
dipendenza dalla persona del verbo: la seconda persona singolare e la
terza persona sembrano le più diffuse, mentre in parecchie varietà i clitici
di prima e seconda plurale sono attestati solo sporadicamente.
Nell'area
occidentale, l'inversione del clitico soggetto è attestata in piemontese,
anche se facoltativa, nelle varietà provenzali del Piemonte, mentre
manca nel ligure con eccezione delle parlate dell'area di Savona che guardano,
dal punto di vista sintattico, alle varietà piemontesi.
Il lombardo centro-meridionale mostra solo sporadici resti di questo
fenomeno, che era tuttavia presente in passato. Ad
esempio in milanese, come riporta anche
Nicoli (1983), l'inversione era attestata nel secolo scorso, e ancora oggi
alcuni parlanti anziani la utilizzano.
|
Paragonando
interrogative subordinate e indipendenti sembra dunque che ci siano delle
differenze di ordine morfosintattico, dato che l'inversione del clitico soggetto
è attestata nella stragrande maggioranza delle varietà solamente nelle
interrogative indipendenti. Esaminando la
struttura ad inversione del clitico soggetto sarebbe dunque possibile arrivare
alla conclusione che le interrogative indipendenti siano strutturalmente diverse
dalle interrogative subordinate, nonostante in italiano esse appaiano
sostanzialmente simili (come si è visto al paragrafo precedente).
Tuttavia,
anche nelle interrogative indipendenti si osserva in molte varietà lo stesso
fenomeno già notato per le interrogative subordinate, e cioè la presenza di
due introduttori frasali: un sintagma interrogativo e un complementatore (che):
(18)
a. Cossa che te fa? |
Veneto di Portogruaro |
b. Chi c a megn? |
Romagnolo di Forlì |
c. Indo c a nemm? |
Ticinese di Montagnola |
d. Chel c an
fa adès? |
Lombardo
di Albosaggia (SO) |
E'
interessante notare che questo fenomeno si riscontra esclusivamente nelle varietà
che mostrano la presenza di due introduttori anche nelle frasi interrogative
subordinate, e cioè nelle varietà piemontesi, in quelle della Svizzera italiana dell'area di Lugano, ma ad esempio non a Locarno, in alcune
varietà lombarde dell'area alpina, come ad esempio ad Albosaggia, in provincia
di Sondrio, nel veneto nell'area del
Liventino e dell'Agordino. Anche in Friuli la presenza di due introduttori è
attestata in punti sparsi nell'area
occidentale, come ad esempio in varietà quali quelle di Cesarolo, S. Michele al
Tagliamento, Clauzetto e anche in area carnica. Anche in romagnolo si riscontra
il fenomeno in questione, mentre l'area del trentino (con l'eccezione del fassano), non sembra aver sviluppato questa
strategia. L'emiliano e il lombardo centro-meridionale non presentano questo
fenomeno né nelle frasi interrogative subordinate né nelle principali. Vista
la distribuzione areale del fenomeno in questione, si può descrivere la
relazione tra interrogative subordinate e indipendenti riguardo al fenomeno del
doppio introduttore come una implicazione che va dalle frasi subordinate alle
principali: solo se i due introduttori sono possibili nelle frasi subordinate
essi sono possibili anche nelle indipendenti. I dati dell'ASIS non comprendono
varietà in cui il fenomeno del doppio introduttore sia attestato nelle
interrogative indipendenti ma non lo sia nelle interrogative subordinate.
Sembra
dunque che la presenza dei due introduttori anche nelle interrogative
indipendenti sia un caso di "copia" della struttura delle subordinate.
In
effetti, è plausibile ritenere che il fenomeno dei due introduttori nelle
interrogative indipendenti sia del tutto analogo a quello riscontrato nelle
subordinate perché la diffusione dei due
introduttori nelle interrogative indipendenti è simile a quanto è stato già
descritto per le subordinate: se esiste almeno un caso di doppio introduttore,
esso si manifesta con il sintagma interrogativo chi:
(19)
a. Chi c à mangià
i pom de tera?
'Chi che ha mangiato le patate?' |
Ticinese di Brione |
b. Cos a fei?
'Cosa cl fanno+cl?' |
" |
Un
altro fatto interessante, descrivibile questa volta non come una implicazione,
ma come un caso di mutua esclusione - un fatto che può darci degli indizi per
capire quale sia la struttura di una frase interrogativa- è dato dalla seguente
osservazione: se viene realizzato il doppio introduttore non compare
l'inversione del clitico soggetto. In altre parole le due costruzioni sembrano
in distribuzione complementare:
(20)
a. Chi alo magnà? |
Bellunese di Cencenighe Agordino
|
b. Chi che à magnà? |
" |
Nel
fassano ad esempio, l'inversione del clitico soggetto viene accompagnata dalla
presenza di una particella interrogativa pa, diffusa anche nel veneto
settentrionale. In questa varietà tuttavia, essa sembra morfologizzata come
indicatore di una struttura interrogativa. Anche la costruzione con il doppio
introduttore è altresì possibile, ma non permette la presenza dell'inversione
e di pa.
(21)
a. Olà esto pa zit?
'Dove sei+cl part. andato?' |
Fassano di Pera di Fassa |
b. Olà che tu es zit?
Dove che cl sei andato?
|
" |
Se
ciò è vero, e cioè se la costruzione interrogativa con il doppio introduttore
e quella con l'inversione del clitico soggetto non cooccorrono, è possibile trarre delle conclusioni riguardanti la
struttura delle frasi interrogative. A livello astratto, si può ipotizzare che
l'inversione del clitico soggetto non sia data da uno spostamento a destra del
clitico, ma dal movimento del verbo
flesso che avanza ad una posizione più a sinistra del clitico soggetto,
scavalcandolo. Questa posizione più a sinistra potrebbe essere la stessa
posizione in cui viene realizzato il complementatore che, il quale
infatti non cooccorre mai con l'inversione. L'esempio seguente della varietà provenzale piemontese di Rodoretto di
Prali (in Val Germanasca) è illuminante su questo punto: in una frase
interrogativa composta da due coordinate si ha l'inversione nel primo membro
della coordinazione e la comparsa di un che nel secondo. Ciò suggerisce
fortemente l'idea che l'inversione e il complementatore siano in distribuzione
complementare perché occupano la stessa posizione.
(22)
L'achetà-tu ou qu'tu l'achate pa?
'Lo compri+cl o che tu lo compri mica?'
'Lo compri o non lo compri?'
|
|
La
generalizzazione sulla quale abbiamo basato finora la nostra discussione ha
tuttavia una eccezione apparente. Esistono infatti delle varietà in cui si ha
inversione del clitico soggetto e contemporaneamente la presenza di due
introduttori: si tratta di alcune varietà della provincia di Torino
(23)
Antè c a valo?
'Dove che cl va+cl?'
'Dove va?'
|
|
Gli esempi mostrano che è possibile sommare le due strategie interrogative: il
doppio introduttore e l'inversione del clitico soggetto. Si noti tuttavia che
nelle stesse varietà compare un altro fenomeno di "iperproduzione" di
introduttori frasali, e cioè si riscontra, sia in frasi completive
dichiarative, sia nelle interrogative subordinate la presenza di ben due
complementatori:
(24)
a. A venta che
Majo c a parta
'Bisogna che Mario che parta'
|
|
b. I sai pa antè che mama c a l à catà le fior
'Non so dove che la mamma che cl cl ha comprato i fiori' |
|
Negli
esempi qui riportati si osservano due complementatori, uno prima e uno dopo il
soggetto espresso da un elemento nominale. Un fenomeno simile si riscontra in
alcune varietà occitane e nel guascone, ed è riportato da Ronjat (1937), §
774:
(25)
...que la mourt que tustabe au portau
'...che la morte che bussava al portone''
|
|
Si noti che anche qui uno dei due introduttori compare dopo il soggetto della
frase. Ronjat nota tuttavia che nelle frasi interrogative questo doppio
complementatore non si riscontra, mentre nell'esempio piemontese si hanno ben
tre introduttori frasali: il sintagma interrogativo, e due complementatori.
Le
varietà piemontesi che abbiamo considerato constituiscono quindi una eccezione
alla generalizzazione che l'inversione del clitico soggetto e il fenomeno del
doppio introduttore non cooccorrono, ma esse costituiscono una eccezione anche
nel caso delle normali completive e delle interrogative subordinate, dato che
presentano il fenomeno del doppio complementatore.
Finora
abbiamo visto dunque due tipi di strategie interrogative nelle varietà
settentrionali, nessuna delle quali si riscontra in italiano standard. Esse sono
in distribuzione complementare eccezion fatta per quelle varietà in cui il
sistema degli introduttori frasali risulta comunque più complesso anche nelle
frasi completive e nelle interrogative subordinate.
Esiste
una terza strategia che si riscontra
nelle interrogative dirette e cioè la struttura scissa, che però è attestata
anche in italiano standard. Questa costruzione, possibile anche nelle frasi
assertive, consta di una frase principale, in
cui compaiono l'elemento interrogativo e la copula e di una frase subordinata,
da cui proviene il wh:
(26)
a. Chi ze che ga
magnà qua?
'Chi è che ha mangiato qui?'
|
Veneziano
|
In
italiano standard l'utilizzo di questo tipo di strategia interrogativa sottostà
a delle restrizioni di ordine pragmatico, e viene generalmente utilizzata nei
contesti in cui esiste già una presupposizione relativa alla domanda. In alcune
varietà settentrionali invece la struttura scissa è il sistema "non
marcato", il più usuale, e in certi casi l'unico per formare una frase
interrogativa indipendente:
(27)
Andu èl ch'andem?
'Dov'è che andiamo?'
|
Lombardo di Bagnolo S. Vito (MN) |
Nelle
varietà venete la scissa costituisce uno dei sistemi più comuni per esprimere
una interrogazione. La diffusione più massiccia di questa strategia
interrogativa si riscontra comunque in area lombarda. Anche in piemontese la
scissa costituisce una possibilità sebbene non l'unica e non risulti così
diffusa come nell'area lombarda.
Inoltre
la sua diffusione ricorda molto da vicino quella con il doppio introduttore,
dato che se esiste almeno un caso di interrogativa scissa esso è costituito
dall'interrogativa sul soggetto.
Nelle
varietà venete centro-meridionali ad esempio, la scissa è una struttura
possibile con tutti i sintagmi interrogativi. Essa diventa però l'unica ammessa
se il sintagma interrogativo corrisponde al soggetto.
(28)
a. Dove valo? |
Padovano
|
b. Dove ze che el va? |
|
c. Chi ze che magna qua? |
|
La struttura scissa viene utilizzata per interrogare il soggetto anche in alcune
varietà liguri, quali ad esempio quelle di Cicagna, Carcare, Novi Ligure,
mentre gli altri pronomi interrogativi presentano l'inversione del clitico
soggetto o una struttura del tutto simile a quella dell'italiano standard.
Sembra
dunque che la strategia scissa e quella del doppio introduttore si diffondano in
modo analogo.
La
struttura scissa, esattamente come il caso del doppio introduttore, si riscontra
in alcune varietà anche nelle frasi interrogative subordinate: nell'area
lombarda alpina ad esempio, nuovamente nella varietà di Albosaggia, in
provincia di Sondrio si riscontra la scissa con pronomi interrogativi come chi
o dove anche nelle interrogative subordinate:
(29)
Al so ca chi c al è c al è ruat
'Non so chi che cl è che cl è arrivato'
|
Lombardo
di Albosaggia |
Lo
stesso accade anche nel milanese e a Lecco. La struttura scissa non è ammessa
invece nelle interrogative subordinate nelle varietà venete centrali, e non si
riscontra in linea generale neanche in piemontese. La diffusione della scissa
compie quindi il cammino inverso della struttura con il doppio introduttore:
mentre il doppio introduttore si diffonde dalle frasi subordinate alle
indipendenti e quindi solo nelle varietà in cui è possibile nelle subordinate
lo diventa anche nelle indipendenti, la scissa si diffonde a partire dalle
indipendenti e poi viene copiata sulle subordinate solo in un sottoinsieme di
quelle varietà in cui è già il sistema più diffuso per formare
un'interrogativa indipendente.
Anche
per quanto riguarda la diffusione nelle subordinate il primo tipo di scissa che
si osserva è costruito con il sintagma interrogativo soggetto.
(30)
Dime chi è c l à pià e quodru |
Novi Ligure |
Mentre
abbiamo visto che l'inversione del clitico soggetto e il doppio introduttore non
cooccorrono (con l'eccezione delle varietà piemontesi vista sopra), la
struttura scissa si può combinare sia con l'inversione del soggetto, sia con il
doppio introduttore:
(31)
a. Cui ìzal c al ven?
'Chi è+cl che cl viene?' |
Friulano
|
b.
Chi ca l è c a vegn?
'Chi che cl è che viene? |
Montagnola (Lugano) |
Quant ca l è c a vegn
|
" |
Esiste
un ultimo tipo di fenomeno riguardante le frasi interrogative che abbiamo
osservato, ed è quello del "sintagma interrogativo in situ".
Questa strategia permette la realizzazione di un sintagma interrogativo nella
posizione in cui compare normalmente l'elemento non interrogativo
corrispondente:
(32)
Alo dit che? |
Bellunese di Tignes d'Alpago |
Esempi come quello qui riportato non si riferiscono alle cosiddette
"domande eco", in cui questa strategia è possibile anche in
italiano standard, ma a normali frasi interrogative indipendenti, che non sono
contestualmente limitate a una richiesta di ripetizione dell'informazione.
Questo
tipo di costruzione si ricontra nelle varietà venete dell'area bellunese ed è
combinato con l'inversione del pronome soggetto:
(33)
Falo che?
'Fa+cl che cosa?'
'Che cosa fa?' |
|
Lo stesso fenomeno è registrato da Lurà (1987) per l'area del Mendrisiotto della
Svizzera italiana, e non viene combinato con l'inversione (queste varietà non
la mostrano mai):
(34)
L'ha fat cusè? |
Lurà (1987) |
Lo stesso fenomeno si riscontra in area
bresciana, ma non è escluso che esso abbia
una diffusione più ampia:
(35)
a. Vai endoe? |
Bresciano di Rovato |
b. Ndu vai? |
" |
c. Fai chi? |
" |
d. Cusè fai? |
" |
(35) mostra che questa strategia è opzionale e che nel caso in cui il sintagma
interrogativo si trovi in situ, esso ha una forma diversa rispetto a
quando esso viene realizzato all'inizio di frase.
La
strategie del sintagma interrogativo in situ è attestata solamente nelle
frasi interrogative indipendenti, mentre non viene usata nelle interrogative
subordinate. Questo tipo di limitazione è comune anche alla varietà del
francese parlato, in cui è attestato lo stesso fenomeno, ma solamente nelle
interrogative indipendenti:
(36)
Si noti però che in francese questa strategia non viene mai combinata con
l'inversione del pronome soggetto, che pure è possibile.
Abbiamo
dunque visto che esistono almeno quattro tipi di strategie interrogative, ed
esistono varietà che li possiedono tutti o anche due o tre. La varietà di
Cencenighe Agordino ad esempio possiede il doppio introduttore, l'inversione del
clitico soggetto, la scissa e il "sintagma interrogativo in situ":
(37)
a. Chi che à magnà?
'Chi che ha mangiato?'
|
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b. Chi alo magnà?
'Chi ha+cl mangiato?'
|
|
c. Chi elo che no à ancora
magnà?
'Chi è+cl che non ha ancora mangiato?'
|
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d. Elo chi che à magnà?
'E'+cl chi che ha mangiato?' |
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Si
noti che la struttura scissa è qui combinata con l'inversione del clitico
soggetto.
Nell'apparente proliferazione casuale di strutture interrogative nelle
varietà settentrionali si riscontrano tuttavia delle regolarità interessanti.
Abbiamo esaminato quattro
tipi distinti di strutture interrogative:
l'inversione del soggetto, il doppio introduttore, la scissa e il sintagma
interrogativo in situ.
La
distribuzione di queste strategie interrogative può essere descritta come
implicazione o mutua esclusione tra due strategie.
E'
opportuno riassumere le regolarità che abbiamo osservato nei dati dell'ASIS qui
discusse. Le singole strategie hanno la seguente distribuzione:
a) L'inversione del soggetto si manifesta nella stragrande maggioranza
dei casi solo nelle interrogative indipendenti, e non nelle subordinate.
b) I casi di doppio introduttore si manifestano invece prima nelle
subordinate e solo in alcune delle varietà in cui sono già possibili nelle
subordinate si estendono poi alle indipendenti. Il fenomeno sembra dunque
descrivibile come una implicazione che va nella direzione
subordinate-indipendenti.
c) La struttura scissa invece si manifesta prima di tutto nelle frasi
interrogative indipendenti. Solo in alcune delle varietà in cui costituisce il sistema più comune per costruire una interrogativa, essa
può venir estesa anche alle frasi subordinate. L'implicazione con cui può
essere descritta la diffusione delle scisse va quindi in senso contrario a
quella del doppio introduttore, e cioè dalle indipendenti passa alle
subordinate.
d) La strategia del sintagma interrogativo in situ è attestata
esclusivamente nelle interrogative indipendenti.
Esiste
inoltre la possibilità di combinare diverse strategie interrogative, alcune
delle combinazioni non sembrano possibili, mentre altre sì.
e) In linea generale l'inversione del clitico soggetto non si combina con
il doppio introduttore.
L'inversione
può essere inoltre combinata con il sintagma interrogativo in situ.
f) La struttura scissa può venire combinata sia con l'inversione, sia
con il doppio introduttore sia con il sintagma interrogativo in situ.
g) Il doppio introduttore non viene combinato con il sintagma
interrogativo in situ
Alcune
strategie mostrano uno schema di diffusione analogo: la scissa e il fenomeno del
doppio introduttore hanno un fatto in comune e cioè la loro diffusione comincia
sempre con il sintagma interrogativo soggetto.
Nonostante
la grande diversità di distribuzione attestata nelle varietà che abbiamo
esaminato, secondo cui alcune varietà prediligono l'inversione, mentre in altre
essa è meno usata o addirittura quasi del tutto scomparsa, e la strategia più utilizzata è invece la scissa o il doppio
introduttore, ci sembra di poter concludere che esistono delle regolarità interessanti e che la sintassi delle frasi
interrogative indipendenti e subordinate, alla quale abbiamo limitato l'ambito
della nostra ricerca, mostra come un'indagine areale in di un determinato campo
della grammatica possa contribuire considerevolmente alla comprensione dei
fenomeni linguistici non solo delle varietà prese in considerazione, ma anche
di altre lingue, romanze e non.
BIBLIOGRAFIA
ASIS Atlante Sintattico dell'Italia Settentrionale, materiali inediti, CNR
Centro di Studio per la Dialettologia Italiana, Università di Padova
Lurà,
F. 1987, Il dialetto del mendrisiotto, Mendrisio-Chiasso, Ediz. Unione di
Banche Svizzere
Nicoli,
F. 1983, Grammatica Milanese, Busto Arsizio, Bramanti Editori
Ronjat,
J. 1937,Grammaire istorique des parlers provençaux modernes,
Montpellier, Société des langues romanes
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