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· ETNIA
Dal libro "farei del Veneto
una repubblica indipendente - Ge xe nezhesità e no se pol fhar de manko",
di P.Pegoraro.
(…)
Perché certi popoli sono privilegiati ed i Veneti
no? Perché i Veneti si attivano per gli estranei con così tanta
convinzione e passione mentre avviliscono se stessi, i propri figli ed i
propri vecchi? Non mi risulta, infatti, che altrove esista un
atteggiamento di repulsione verso la propria gente così marcata come qui
in Veneto. È proverbiale, per esempio, la compattezza dei
"terroni" in situazioni di bisogno, sono così uniti che li vedi
assieme anche quando si tratta di contrastare la Polizia per difendere un
loro compaesano mafioso. È encomiabile l'unità degli Sloveni, dei Cechi,
dei Fiamminghi e dei Popoli baltici, tenuta oltre le appartenenze
politiche nella richiesta d’indipendenza. Chiunque abbia seguito per una
volta il "Tour de France" si sarà accorto della moltitudine di
bandiere basche sventolare sui Pirenei, qua in Veneto non c’è
manifestazione dove si possa vedere una sola bandiera veneta neanche a
pagarla, la si vede solamente nelle manifestazioni leghiste in cui il
nostro gonfalone fa da spalla all’insignificante “sole celtico o ruota
di bicicletta”. Pensa un po’: il nostro glorioso emblema che viene
messo in secondo piano proprio dai Veneti nel Veneto, prima viene l’unità
padana e poi si vedrà!
Lo so, lo so, i Veneti stanno bene, non soffrono la
fame, dalla vita hanno tutto e via discorrendo con le solite frasi fatte.
Ma allora, stando a queste banali affermazioni, un popolo si definisce
tale solo se è affamato ed oppresso, altrimenti..: "Il negro ricco
è un ricco, il negro povero è un negro", anzi, "è uno sporco
negro".
In men che non ti dico, ti ritrovi la vita sconvolta
e le tue convinzioni messe in forse, i sapientoni ti cambiano tutto,
perfino le secolari definizioni stabilite da illustri luminari della
scienza, quei pochissimi illustri che sono meritevoli del titolo di
"Onorevoli".
Per esempio, sapevo che un'identità etnica è
definita secondo i seguenti parametri:
1
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Memoria storica (EPOS) vale a dire, il ricordo scritto
ed orale del cammino storico di un popolo; |
2
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Religione (ETOS), le norme collettive istituzionali,
morali, religiose comunemente accettate dai membri del gruppo; |
3
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Lingua (LOGOS); |
4
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Etnia (GENOS), la sensazione di appartenere ad un
gruppo ancestrale; |
5
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Territorio (TOPOS); |
Forse la memoria mi tradisce sul greco perché non
rientra nel mio campo di studi, ma per quel che riguarda la sostanza non
ci sono dubbi, i libri mi hanno insegnato proprio questo ed alle suddette
definizioni amo sempre aggiungere la seguente postilla presa in prestito
dalle Leggi della termodinamica: "L’eliminazione dei principi
fondamentali che descrivono l'identità etnica a favore della
globalizzazione, porta all’entropia sociale …". Chi sa cos’è
l’entropia non ha problemi a capire quanto ho affermato, per quelli,
invece, che non hanno dimestichezza con i concetti scientifici, dovrebbero
bastare le seguenti parole: “dal punto di vista sociale la
globalizzazione ci priverà del gusto di conoscere tradizioni, lingue modi
di essere diversi dai nostri; la società diventerà una miscela di color
grigio, un frullato dal sapore indefinito e forse disgustoso. Che turismo
si prospetta, per esempio, se gli Aborigeni sono uguali a noi? Che si andrà
a fare laggiù se costruiscono le case uguali alle nostre? Forse lo sbocco
a questa grigia prospettiva sarà dato da party di sesso, droga e rock’n
roll”.
Per
gli addetti ai lavori queste affermazioni appaiono chiare e sarebbe bello
farci un saggio divulgativo,
ma cosa importa se poi ti arrivano quegli screanzati sapientoni a
travisare tutto?
Se io parlo del Veneto, ma soprattutto del Popolo
veneto o di quello che n'è rimasto, intendo, per l'appunto, richiamare
l'attenzione sui principi appena ricordati e vedere come il Popolo veneto
soddisfi ognuno di questi criteri. Sono proprio questi principi che hanno
portato a ratificare quelle molteplici "Carte" dei diritti
universali e naturali dell'uomo, purtroppo applicati solo in quei pochi
casi in cui affiorano sicuri affari economici da concludere.
Quando dunque ti senti dire
dai sapientoni già accennanti: “… ma quali veneti?”. Questa
espressione mi va anche bene, infatti, quali e quanti sono i
Veneti che possono essere considerati tali? Inoltre, per virtù di che
cosa essi possono essere definiti Veneti?
Queste sono le classiche domande che si pongono i
ricercatori quando devono classificare qualcosa come per esempio, una
specie biologica. Per l’umanità si è stabilito che esiste una sola
specie denominata “sapiens”, dal punto di vista scientifico è vero
perché soddisfa la condizione stabilita dai sistematici i quali affermano
che "si definiscono individui appartenenti alla stessa specie coloro i quali
sono in grado di incrociarsi dando prole fertile".
Fino a questo punto i moralisti te la danno buona,
essi cominciano a dare segni di irrequietezza quando stai per suddividere
ulteriormente la specie umana secondo sottospecie o varietà, eppure chi
è libero da preconcetti, da strumentalizzazioni e da bigottismi vari, può
vedere ed apprezzare la bizzarra varietà di individui che la Natura ha
creato.
Come
ci si può tappare gli occhi di fronte a tante varietà di soggetti dai
caratteri morfologici e psicologici così differenti, dalle culture e
lingue lontane fra di loro pur trovandosi magari geograficamente a
contatto? Come si può ignorare tanta varia bellezza nel nome della
globalizzazione? Con queste affermazioni non intendo sostenere che esista
superiorità di alcuni gruppi a scapito d’altri, sia ben chiaro, ma
intendo solo puntualizzare che oggettivamente ci troviamo dinanzi enormi
differenze e che questa ricchezza di qualità noi abbiamo il dovere di preservarla e valorizzarla perché, da questa
ricchezza che la Natura ci ha regalato, possiamo attingere molti aspetti
che ci aiutano ad evolverci in senso positivo.
Io propongo una sana differenziazione di stirpi umane
da amare e rispettare piuttosto che lo sterminio, l’inglobamento od una
ipocrita, malsana e strumentale fratellanza bigotta.
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