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LINGUA VENETA IN PERICOLO

La lingua veneta esclusa dalla legge di tutela delle lingue minoritarie

L'articolo 2 della Legge n. 482 del 15 Dicembre 1999, "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche" recita:

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Art. 2.

1  In attuazione dell'articolo 6 della Costituzione e in armonia con i principi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo.

In quest’articolo si parla della lingua e della cultura di ben 12 comunità, più o meno estese,risiedenti nel suolo italiano, ma come vediamo né la lingua né la cultura veneta sono comprese nell'elenco di questa Legge. 

Nell’articolo è anche puntualizzato “… in armonia con i principi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali …”, questo, per quanto riguarda il Veneto,  può significare due cose: 

1)   i legislatori italiani non sanno dell'esistenza della lingua e della cultura veneta, oppure

2)   per qualche motivo i legislatori hanno sorvolato sui principi europei ed internazionali per quel che riguarda il caso Veneto.

Il motivo di tale mancanza non è chiaro, sembra strano e alquanto sospetto che mille anni di lingua veneta indipendente da altre lingue non bastino per convincere dei legislatori a ritenerla una lingua degna di tutela.

È un peccato però, perché, così facendo, la lingua veneta è destinata a scomparire e con essa inevitabilmente scomparirà anche l'ultimo dei caratteri che costituiscono l'identità etnica del Popolo veneto (vedi Etnia) che è stato protagonista di spicco nello scenario storico mondiale.

Qualunque sia la motivazione che ha indotto i legislatori a negare al Veneto la tutela linguistica, di fatto ci troviamo di fronte ad una mancanza di riguardo verso una vera e propria lingua con tanto di lessico e grammatica già storicamente unitari ed ora, grazie alla "Ortografia Veneta Riformata" di cui tratta questo libro, anche la grafia potrà assumere a pieno titolo il suo ruolo unificante come avremo modo di scoprire più avanti.

Il veneto è sfuggito anche all'attenzione di coloro i quali si sono accorti delle limitazioni di questa legge (vedi Minoranze escluse dalla legge di tutela).

Questi osservatori ricordano ai legislatori  che esistono anche "le minoranze diffuse', i nomadi, i Galloitalici e i Tabarchini definiti come "il caso più vistoso " tanto da essere dedicato a questi ultimi un dossier (vedi Insularità linguistica e culturale). Sono incluse perfino le 'nuove minoranze' rappresentate dagli extracomunitari dei nostri giorni, giustamente, ma dei Veneti, storici come pochi altri Popoli italici, non c'è traccia.

A questi "nuovi Popoli italiani" vengono richieste "volontà di conservare lingua, cultura, religione e identità di origine" criteri sufficienti, a giudizio dei legislatori, per offrire loro la garanzia della difesa culturale (leggi anche Etnia).

Visto che la storicità veneta in sé non conta al fine di un riconoscimento legale della cultura del suo Popolo se essa non viene rivendicata dal Popolo stesso, quello che dovrebbero fare i veneti è, dunque, alla pari degli extracomunitari, dimostrare ai governanti l'autentica "volontà di conservare lingua, cultura, e identità di origine", ma queste sembrano cose fuori dagli attuali interessi dei cittadini. 

Sarà un destino che i veneti siano i primi nemici di loro stessi mostrandosi indifferenti alla propria identità culturale o, peggio ancora, parteggiando contro. Ciò ci fa scartare la strada della rivendicazione popolare della tutela linguistica ed allora tenteremo di convincere gli intellettuali e i politici a prendere l'iniziativa per salvare la ricchezza linguistica (e culturale) del Veneto. 

Col prossimo capitolo prenderemo in considerazione l'ipotesi più verosimile della mancata tutela culturale da parte dello Stato dovuta, a detta degli esperti, all'eterogeneità dialettale della lingua veneta.

 

 

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