ALTRE MINACCE ALLA
SOPRAVVIVENZA DELLA LINGUA VENETA
(il
condizionamento reciproco della gente comune, alimentato da opinioni arbitrarie e
luoghi comuni, limita le scelte educative. Gli insegnanti delle
elementari e i genitori degli alunni sono il primo anello della "catena di Sant'Antonio"
mirata a distruggere le proprie radici storiche).
Ed infine, per chiudere coll'argomento sulle probabili cause
dell'estinzione della lingua veneta, ricordiamo anche le pericolose
aggressioni provenienti dalla gente comune. Spesso le persone si condizionano reciprocamente
inventandosi e trasmettendosi idee preconcette, nate da una immaginazione senza alcun substrato culturale.
Lascio alle eloquenti parole di un giovane, lo studente
universitario Marco Patèri Cristini di Bardolino (VR) il quale trova lo
spunto alacciandosi alle considerazioni fatte nei precedenti capitoli.
A queste innegabili verità [riferendosi al precedente capitolo], ne
aggiungerei una o due, legate al mondo giovanile; tra l'altro
questi erano dei pensieri che avevo buttato giù di mio:
1°- Pasar da bakani.
[zotici
arricchiti]
Da quando veneto e italiano si sono malauguratamente mischiati, si ha
avuto un peggioramento di entrambe le lingue. C’è chi non parla per
nulla il dialetto e, tra questi, c’è addirittura qualche snob che lo
aborrisce come idioma di dignità inferiore; chi parla dialetto passa come
un rozzo, un ignorante, e questo genera tra gli indecisi la paura di
essere considerati poco chic, o troppo grezzi.
Invece il dialetto è
una lingua e una tradizione, oltre che un'identità da salvare mentre la
rozzezza, tanto temuta, esiste perché esiste la gente rozza. Un mio amico
una volta disse ad un altro scettico: “ ’A ke ‘na olta el dialeto i
le parlava anka i siori: no l’è ke el sior l’entrava ne l’ostaria e
el dixea: Gò se’! (pronunciato in modo goffo a voce grossa), el dixea:
Gò se’. (questa volta pronunciato con signorile finezza)”. E tra uno
scherzo e l’altro, m’accorsi di quanto avesse ragione.
2°- Mezzi di
comunicazione di massa.
La televisione (di Stato, perché al tempo non ve n’erano altre) ha
assolto funzione di pubblica utilità solo nei suoi primi anni di vita, ed
ora più che mai è l’icona dello star-system, dello show-business, è
la sagra della superficialità, la fiera della falsità, lo showroom di
falsi miti e il tritarifiuti dei valori della tradizione. La sua funzione
utile si riduce a poche elette trasmissioni. Essa tiene in mano, veramente
sul palmo della sua mano, milioni di giovani. Ed essa è tenuta in mano da
Romani per lo più, o comunque da un certo tipo di persone che per la
maggior parte proviene dagli stessi posti: Milano, Sud Italia, etc.
Dalla televisione escono continui detti popolari, espressioni dialettali
che al 95% saranno laziali. Non contiamo poi l’esubero di avvenenti
bellezze dall’Est Europeo e affini…E il giovane, che a scuola non può che imparare l’italiano e che nella
vita, per le ragioni di cui ai punto 1 e 2, perde l’uso abituale del suo dialetto, lascia
morire piano piano le sue radici più vere e più antiche, che non
risalgono certo al solo Risorgimento.
IN FASE DI CORREZIONE
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