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Cominciamo questo CORSO DI LINGUA VENETA ON LINE proponendo allo
studente una serie di domande e riposte sul tema linguistico.
Il dialogo proposto è inventato ma perfettamente realistico in quanto
riporta questioni ricorrenti nelle discussioni del genere trattato in questo
Corso.
Ed ora iniziamo ad esplorare in forma sintetica quanto verrà
successivamente approfondito.

(NOTE: 1) fare clic sulle domande per evidenziare le
risposte. 2) Le domande evidenziate in giallo
sono in fase di correzione)
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- "Una lingua che non viene insegnata è una lingua che viene
uccisa, tanto più quando al suo posto se ne insegna un'altra"
denunciava Roland Breton, nella sua "Geografia delle lingue" e
questo è quanto sta capitando alla lingua veneta. Lo scopo di
quest'opera è quello di spingere i veneti a salvare la propria lingua
materna.
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Pretendere che quest'opera avvicini la gente alla lingua veneta non è un po' presuntuoso?
- Si, avvicinare i veneti alla propria lingua affidandosi solo ad un sito Web è molto presuntuoso, uno perché Internet non ha ancora raggiunto la popolarità dovuta, due perché è difficile far cambiare i comportamenti alla gente dopo una certa età.
- Per mantenere viva la cultura popolare l'unica possibilità, che
abbiamo al
giorno d'oggi, è offerta dall'insegnamento scolastico, un compito che
solo governanti e insegnanti possono garantire ai loro cittadini.
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- I politici per definizione dovrebbero "guidare" i loro
cittadini alla conquista del benessere sia fisico che mentale. Molto
spesso capita, però, che i politici si facciano guidare dalle voglie
dei cittadini stessi i quali, specialmente in questi anni, sono
orientati quasi esclusivamente verso
il benessere economico.
- Se ai cittadini
poco importa della propria lingua sarà difficile che un politico
comprometta la propria carriera promuovendo iniziative di scarso interesse
pubblico.
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- In verità qualcosa è stato fatto. Nel 1994 la Regione
Veneto istituì, proprio per l'insistenza di alcuni politici, una
commissione scientifica presieduta dal prof. Manlio Cortelazzo (ex docente
dell'Università di Padova) col compito di elaborare una grafia per la lingua veneta. Il risultato fu la
stesura del Manuale della Grafia Veneta Unitaria (GVU) pubblicato
nell'anno
successivo.
- Ora siamo nel
2007
e le iniziative rivolte alla valorizzazione della
cultura veneta si sono moltiplicate, chissà che giungano anche i
risultati concreti.
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- La GVU
è la raccolta, in forma grafica, di tutti i fonemi veneti esposta in maniera
scientifica. Da questo punto di vista tale grafia è assolutamente
impeccabile.
- Quello che fa discutere è il voler mantenere a tutti i costi il
legame con le regole ortografiche valide per l'italiano anche se
queste mettono a rischio la corretta scrittura della lingua
veneta.
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Un esempio tra i tanti:
- in italiano il digramma >sc< di scimmia quando
è seguito dalle vocali >i< e >e<
assume un terzo suono differente dai suoni di ognuna dalle due lettere che lo compongono.
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In veneto, invece, la S e la C accostate non esprimono mai, in nessun caso, il suono
che è stato stabilito per lo >sc< italiano, semplicemente
perché questo terzo suono non esiste nella fonetica veneta.
- Adottando, dunque, la grafia italiana per scrivere parole venete
contenenti >sci< e >sce<, noi veneti
siamo costretti a usare degli strani artifici come, ad esempio, >s-ci<
e >s-ce<, oppure >s'ci< e >s'ce<
per non commettere errori ortografici .
- Ma se noi veneti non pronunciamo il fonema italiano >sci<
e >sce<, perché mai dovremmo scrivere s-cioxo
piuttosto di scioxo? Oppure s-ciantixo
e S'cexor
invece di sciantixo e Scexor?
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- Il più classico dei problemi. La lingua veneta scritta anche parzialmente in grafia italiana
assume una forma che la fa apparire una brutta copia dell'italiano
e non una vera lingua autonoma con tanto di ortografia propria.
- Inoltre, così facendo, si espone ancor di più la lingua
veneta al pregiudizio
popolare che la vede come una variante volgare dell'italiano.
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- L'obiettivo di una grafia non è quello di soddisfare i bisogni
della gente, ma è quello di rappresentare nel miglior modo
possibile il loro linguaggio verbale.
- Si, per un veneto italiano è più facile scrivere in veneto con
la grafia italiana, ma ciò procura inevitabili errori ortografici
nello scrivere la lingua veneta. E' inaccettabile commettere
errori ortografici solo per la pigrizia di imparare qualche regola
linguistica nuova.
- La Grafia Veneta Riformata propone solamente una manciata di
differenze ortografiche dall'italiano paragonabili alle differenze
che hanno il portoghese e lo spagnolo. Se un veneto, già padrone
della propria lingua veneta, entra in crisi per così poco è
evidente che il problema prescinde dalla facilità di
apprendimento.
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- La domanda, però, porta a galla un aspetto sconosciuto molto più
importante del precedente.
- Come i veneti italiani sono indotti a italianizzare la propria
scrittura anche i veneti-brasiliani
e i veneti- messicani sono
orientati ad adoperare le regole ortografiche delle rispettive
lingue nazionali: portoghese e spagnolo.
- Ma non è più logico, viene spontaneo chiedersi,
elaborare una grafia neutra,
- indipendente dalle altre lingue e unitaria per tutti i veneti,
piuttosto di confondere le idee scopiazzando le ortografie di
altre lingue?
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- Centrano esattamente quanto centra l'italiano col veneto.
- Noi ora stiamo parlando e operando dal Veneto dove la lingua di Stato è l’italiano
pertanto questa, per i veneti italiani, è la lingua condizionante. Non dimentichiamo, però, che esiste una importante
comunità veneta in Brasile, numericamente paragonabile ai venetofoni
italiani (vedi
Veneti in Brasile (statistiche), la quale è soggetta, ovviamente, all’influenza del
portoghese.
- Un’altra importante comunità, meno numerosa di quella
brasiliana ma molto compatta ed attaccata alle tradizioni venete,
è situata in
Messico (Chipilo) e questa, a sua volta, è soggetta all’influenza dello spagnolo.
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E' dunque necessario convincersi che il veneto, almeno quello diffusamente parlato. deve fare i conti con tre diverse realtà linguistiche.
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- E semplice, mentre gli americani e gli australiani quasi non si
capiscono più con gli anglofoni del Regno Unito, sia i veneti brasiliani che messicani parlano
correttamente delle varianti dialettali tuttora esistenti e prospere in Veneto.
- La maggior parte dei brasiliani parla un misto di dialetti molto
comuni e diffusi al Centro-Nord del Veneto corrispondenti, pressappoco,
alle parlate della Pedemontana vicentino-trevisana. Praticamente il
loro veneto è un insieme di Alto-pavan, Est-vicentino,
Ovest-trevisano e Sud-Bellunese (leggi
Veneti del Brasile (statistiche)). Mentre i messicani parlano il
vernacolo della Bassa val della Piave, precisamente il dialetto di
Segusino (BL).
- Dividere il veneto in tre lingue quando si tratta di tre
vernacoli della stessa
lingua è, dunque, del tutto fuori
luogo.
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-
L'idea nacque alla fine degli anni '70 promossa da un gruppo di appassionati
amanti di
storia e di cultura veneta i quali, tra le tante cose, diedero vita anche
alla Società
Filologica Veneta, ora dissolta, addetta allo studio della lingua veneta.
-
E' proprio questa Società a mettere le basi per quella che sarà, a
distanza di una quindicina d'anni, la Grafia Veneta
Unitaria e, parallelamente, la Grafia Veneta Riformata di questo Corso
on line.
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- In linguistica i due termini,lingua e dialetto, definiscono la stessa cosa, in questo testo, per
convenienza, useremo i due termini come sono concepiti nel
linguaggio comune cioè:
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- chiameremo lingua quei linguaggi verbali con struttura linguistica di chiara origine o evoluzione autonoma;
- chiameremo dialetto le parlate locali con struttura linguistica di chiara derivazione comune.
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- Con struttura linguistica, meglio conosciuta come grammatica, si intendono i ‘codici arbitrari’ con i quali vengono studiati e codificati in forma scritta gli elementi costitutivi di un linguaggio verbale, essi sono:
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- i contenuti o oggetti (vocaboli)
- le espressioni fonetiche (suoni)
- le articolazioni e la forma delle frasi (sintassi).
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- Una lingua per essere definita autonoma deve differire dalle altre lingue, anche parzialmente ma in modo univoco, in ognuna delle tre proprietà che costituiscono la struttura linguistica:
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- le parole (lessico) devono avere un’evidente origine ed evoluzione storica autonoma;
- per rappresentare correttamente tutti i suoni (fonemi) con
la scrittura devono essere necessari specifici segni grafici
non disponibili in alfabeti di altre lingue;
- la costruzione della frase (sintassi) deve presentare
forme che la rendono singolare rispetto alla sintassi di altre lingue.
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- Si potrebbe rispondere impulsivamente dicendo che il veneto è una lingua
perché:
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- è parlata,
- è storica, tramandata da più di 1000 anni e
- è culturale, testimoniata da numerosi documenti
-
- e invece ci permettiamo di definire il veneto una lingua in base
a precisi criteri scientifici. Per i linguisti il
veneto è una lingua perché presenta qualità specifiche in ognuna delle tre proprietà grammaticali precedentemente descritte. Per verificare la verità di questa affermazione è sufficiente misurare
quante e quali sono le differenze
grammaticali del veneto dall'italiano e le differenze
intercorrenti tra diverse lingue romanze.
- Nel corso del testo
vedremo che il veneto dista dall’italiano quanto dista dal catalano, dallo spagnolo o dal portoghese.
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Esempi di differenze grammaticali tra lingue indipendenti.
- LESSICO – (variazione dello stesso termine in diverse lingue)
VEN: soadha, ITA: cornice, POR: cornija, ESP: marco, FRA: corniche,
ENG: cornice.
- FONETICA – (presenza dell’interdentale sonora Dh [ð] dell’ENG
this, that; VEN: dherman, Dheyo, dhinkao; assente nelle lingue
romanze prese come esempio.
- SINTASSI – (presenza della coniugazione interrogativa dei verbi)
VEN: komodo
pàrlito? (komodo), Kôsa
mànyeli? Assente nelle lingue romanze prese ad esempio.
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- Si parla di dialetto veneto quando si fa riferimento a parlate locali che presentano differenze in maggior parte circoscritte alla pronuncia o a termini specificatamente locali.
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Intuitivamente possiamo definire dialetti della lingua veneta tutti quei linguaggi che a un
udente veneto, anche al primo contatto, risultano comprensibili e
familiari, tanto quanto gli è comprensibile e familiare la sua stessa lingua materna.
In questa classificazione possiamo far rientrare, ad esempio, il veronese, il veneziano, il “be£umat”, il
trevisano, il “ruigòt”, i linguaggi venetofoni dell'Est Lombardia, del Trentino e della Venezia Giulia
incluso il triestino e il bixiak goriziano, nonché il veneto istriano, dalmato,
il
“talian” brasiliano e
messicano e molte altre parlate
che avremo modo di approfondire più avanti.
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Esempi di differenze grammaticali tra varianti dialettali appartenenti
alla stessa lingua veneta.
- LESSICO - (variazione di un
termine con lo stesso significato da Sud-Est a Nord-Ovest del
veneto)
stroxo, troxo, trodo, trodho, tródhol,
tróyol, troi, trùyol, trui
(gli ultimi sette termini sono sinonimi usati indifferentemente dai
parlanti in vernacolo asolano).
- FONETICA – In nessuna parlata
veneta vengono pronunciate consonanti doppie. In tutti i veneti c’è
la tendenza ad elidere la
L
(elle) intervocalica sia pure con varie sfumature fonetiche che vanno
dalla L (elle) evanescente
(area vicentina e alto-pavana) alla e indistinta [ë] (Veneto
Sud-Ovest, Sud, Centro e Nord-Est) fino ad arrivare alla elle muta
(stesse aree della
e indistinta)
- SINTASSI – tutte le parlate venete presentano la
coniugazione
interrogativa dei verbi con l'utilizzo della particella
clitica,
forma grammaticale unica tra tutte le lingue romanze a confronto in
questo Corso on line.
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- Non è vero. La lingua veneta da qualcuno è riconosciuta, ad
esempio:
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- dall'UNESCO, Red Book of Endangered Languages del professor
Tapani Salmiden (Università di Helsinky), (leggi
anche UNESCO: SOS lingue in pericolo)
- dal SIL - Summer Institute of Linguistics - Dallas, Texas - USA.
The Ethnologue Languages of
the World, 13th Edition;
- indirettamente dal Consiglio d'Europa con Risoluzione del 16 marzo
1988, nel cui preambolo della Carta europea delle lingue regionali
o minoritarie è stabilito che "il diritto delle popolazioni ad esprimersi nelle loro lingue regionali
o minoritarie nell'ambito della loro vita privata e
sociale costituisce un diritto
inalienabile"
- dal Consiglio Regionale del Veneto con Risoluzione n. 262 del
22/11/1999;
- Dal Consiglio Provinciale di Vicenza con pdl del 10/05/2005 (vedi
Comunicato stampa).
- dalla commissione cultura del Consiglio regionale del Veneto con
approvazione della pdl del
08/02/2006, per tutelare, valorizzare e
promuovere il patrimonio linguistico e culturale del Veneto.
-
E indirettamente:
-
- dalla Regione Veneto pubblicando il Manuale
di Grafia Veneta Unitaria nel marzo 1995;
- da autorevoli linguisti che riconoscono il veneto come lingua
collocandola tra le lingue
romanze occidentali;
- da luminari della cultura come Maria
Montessori e Dante
Alighieri entrambi i quali considerano la lingua
materna un "potere vitale" (vedi
anche IPSE DIXIT);
- e da molti cittadini di buon senso.
-
- Non è invece riconosciuta dallo Stato italiano (vedi
Legge 482/99 - art. 2);
- e da cittadini indifferenti alla cultura, o condizionati dalle mode
del momento, o perseguitati da manie di grandezza i quali vedono nell'uso della lingua italiana un salto di classe.
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- E'brutto da dire ma è perché alla maggioranza dei politici, come alla stragrande
maggioranza dei cittadini veneti, della propria cultura, delle proprie
radici storiche non interessa un bel nulla.
- Se i politici fanno qualcosa, lo fanno sempre e solo in funzione del
proprio tornaconto. Sono maestri nel cavalcare gli orientamenti
popolari del momento e, almeno per il presente momento storico,
l'unico obiettivo dei veneti sono gli skêi,
e solo gli skêi.
- In breve, quel poco di culturale che è stato prodotto dai politici,
serve solo per dimostrare, ad eventuali "perditempo", che
loro si sono mossi anche in campo culturale, ma niente di più.
-
- Stando alla definizione di dialetto qui adottata, a chi la pensa così si può dargli ragione solo se si riferisce al linguaggio
giovanile, ormai troppo italianizzato e prossimo al completo esaurimento
sia delle regole grammaticali sia della ricchezza lessicale tipiche del veneto.
Le ragioni che spiegano il
declino di una lingua sono molteplici, le principali, quelle riguardanti il veneto, possono essere considerate le seguenti:
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- la corruzione linguistica che avviene nelle scuole per l’obbligo di imparare
esclusivamente la lingua di Stato,
- l’informazione mediatica divulgata, in Italia, quasi esclusivamente in lingua italiana
- e, più subdola e devastante, la pratica diffusa tra le giovani coppie di imporre ai propri bambini l’obbligo di parlare
la lingua di Stato anche tra le mura domestiche.
-
- Data l'importanza dell'argomento toccato nel punto 3 di questa
domanda, si consiglia di leggere alcuni articoli di autorevoli scrittori e linguisti
riguardanti la
lingua materna, raccolti nella pagina IPSE
DIXIT di questo Web.
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- Un conto è insegnare al bambino l’italiano come materia scolastica
alla pari della matematica o dell'inglese, un altro conto è imporglielo oltremisura cancellando,
come risultato, la sua identità culturale.
- Siamo sicuri che al bambino faccia piacere perdere le proprie
radici culturali?
A parte questo, se a qualcuno fa schifo la propria identità
culturale non fa altro che rinnegarla e abbandonarla, ma questa scelta è strettamente
personale e non va imposta a nessuno, tanto meno ai bambini che non
sono in grado di decidere alcunché.
-
- La sostituzione forzata della lingua materna con l'italiano
assume un tono drammatico quando è supportata da banali luoghi comuni come, ad
esempio:
"più mio figlio parla in italiano, meno confusione farà a scuola".
- Questa è un'espressione che fa apparire il bambino in questione un
portatore di
handicap, un povero ritardato.
- Siamo veramente sicuri che nella testa del bambino non ci sia
spazio per la lingua materna, una semplice materia che non
necessita di strutture scolastiche, né di libri e pagelle,
quando, nella sua lunga vita da studente è costretto ad imparare decine e decine di materie
scolastiche?
-
È corretto definire il decadimento linguistico veneto un
fenomeno evolutivo?
- Definire frutto dell’evoluzione un decadimento causato dell’uomo
necessita di alcune riflessioni.
- Per primo bisogna stabilire convenzionalmente quali sono, se ci sono, i confini tra evoluzione naturale ed
evoluzione indotta dall'uomo.
- Bisogna poi tener presente che tutto ciò che combina l’uomo, sia nel bene che nel male,
fa parte anch'esso della Natura, è impensabile, pertanto,
escludere le azioni umane dalla sfera evolutiva.
- potremmo
-
Infine, dobbiamo anche stabilire se una lingua è così
importante da essere ritenuta un evento naturale positivo, quindi
degno di tutela.
- (...)
- Dalle riflessioni possiamo concludere che il problema non
risiede nell'evoluzione in sè, ma nell'accettazione o meno, da
parte dell'uomo, del modo con cui questo processo evolutivo
avviene.
- In breve: che una Civiltà venga conquistata, depredata, privata
della libertà quando non sia, addirittura, definitivamente
eliminata dalla faccia della Terra da popoli violenti, questo fa
parte dell'evoluzione naturale.
- Ma è moralmente accettabile che un Popolo sia "mangiato
vivo" dall'ingordigia di altri esseri?
-
- Secondo gli attuali canoni morali far sparire la cultura di un
Popolo rimpiazzandola con un'altra è un danno recato a quel
Popolo, è una rapina, quindi, un male.
- Lo sradicamento culturale è generalmente un effetto della
violenza fatta ad arte dai colonizzatori per sottomettere i Popoli
vinti. Riuscire a vederci qualcosa di buono in azioni umane del genere ci
vuole parecchia faccia tosta.
-
- Pare proprio di sì visto che tutti i governi del mondo impongono lo studio delle loro lingue mettendole tra le principali materie d’insegnamento scolastico, e non perdono occasioni per esaltare le doti espressive dei loro poeti e scrittori.
Le lingue, come pure le radici storiche, le tradizioni morali e altri aspetti scio-culturali, sono componenti che contribuiscono alla formazione e alla crescita dei Popoli.
- Ogni Popolo dispone della propria personalissima combinazione di fattori
distintivi, evolutasi da una minuziosa selezione
naturale (vedi Etnia).
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L’omogeneità sociale rafforza la coesione del gruppo secondo il principio per cui “più il mio prossimo mi assomiglia, più simile al mio sarà anche il suo comportamento e questo mi tranquillizza”.
E' naturale dunque che i membri di un gruppo omogeneo difendano il proprio patrimonio culturale rivendicando il diritto di vederlo riconosciuto e rispettato dagli altri.
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- Abbiamo appena visto che l’omogeneità del gruppo dà sicurezza e stabilità interna, è automatico, dunque, che qualsiasi Stato
multietnico tenda a ridurre le diversità interne privilegiando una sola lingua, una sola religione, una sola storia, una sola politica sociale
ecc. Ecco che, tornando al nostro tema, le lingue in esubero devono essere tolte di mezzo perché potrebbero promuovere risvegli di
coscienze nazionalistiche.
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- Chi è sensibile alla tutela delle lingue avrà anche un occhio di riguardo verso le varianti dialettali di tali lingue. Si cadrebbe in contraddizione con quanto detto finora se come lingua nazionale rappresentativa di un Popolo venisse adottato un vernacolo piuttosto di un altro.
Per semplificare, si potrebbe scegliere il dialetto veneziano perché è il simbolo della veneticità oppure il dialetto pavano perché è il più parlato o anche il vernacolo asolano perché il più antico, niente di tutto ciò.
La soluzione a queste dispute è stata brillantemente risolta con l’invenzione della Grafia Veneta Riformata (GVR) studiata appositamente per dare pari dignità a ogni parlata veneta.
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Se hai qualche domanda da proporci, e magari anche la risposta, inviaci
il seguente modulo. Grazie.
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