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Bibliografia

 

 

 

Alfabeto fonetico

 sistema ortografico in cui vige il principio che a una stessa scrittura corrisponde una stessa pronuncia. 

 

ASIS  Atlante Sintattico dell'Italia Settentrionale, CNR Centro di Studio per la Dialettologia Italiana, Università di Padova.  

 

compleménto

s. m. 1 Elemento che, aggiunto ad altri, serve a completare un tutto. 

 

Elisione elisióne s. f. (ling.) Soppressione di vocale finale di parola davanti a vocale iniziale; CFR. Troncamento.

 

Enclisi

sf. [sec. XIX; dal gr. énklisis, inclinazione]. Processo linguistico per il quale una parola atona si appoggia alla tonica precedente e può anche essere unito graficamente a essa (es. dimmi, sceglilo, fateci, amatevi).  

 

Enclìtico

agg. (pl. m. -ci) [sec. XVI; dal lat. tardo encliticus, che risale al gr. enklitikós]. Di elemento lessicale che per mancanza di accento proprio si appoggia alla parola tonica precedente e può anche essere unito graficamente a essa, come la congiunzione pospositiva te in greco, -que in latino (gr. pater andrôn te theôn te, lat. hominumque deumque pater, padre degli uomini e degli dei) e le particelle pronominali in italiano (rispondimi, lascialo, fateci, amatevi).

inflessióne   s. f. (lett.) Flessione. Cadenza: parlare con inflessióne belumata.

 

Fonema 

  fonèma s. m. (pl. -i) [sec. XIX; dal gr. phonema]. (ling.) La più piccola unità distintiva di un sistema  linguistico sul piano fonologico con funzione distintiva, e pertanto capace di distinguere nettamente una parola da un'altra. 

Fonetica  Branca della linguistica che si occupa della produzione e della percezione dei suoni delle lingue naturali, così come della loro natura fisica. I suoi campi di studio principali sono la fonetica articolatoria e la fonetica acustica.
Fonetica articolatoria 
Si occupa della descrizione dell'origine fisiologica dei suoni delle lingue naturali, analizzando il modo in cui essi sono prodotti dall'uomo e classificandoli sulla base delle loro differenti caratteristiche fisiche. Per rappresentare scientificamente tutti i suoni producibili nelle varie lingue, ci si serve di alfabeti fonetici, fra i quali il più usato è quello dell'IPA (International Phonetic Association, Associazione Fonetica Internazionale). (:::)
Fonetica acustica 
Si occupa della misurazione dei suoni mediante apparecchi elettronici che ne forniscono lo spettro, per rendere conto di come suoni differenti sul piano fisico possano dare all'ascolto impressioni simili ed essere riconosciuti e catalogati sempre allo stesso modo (le vocali prodotte dagli uomini e dalle donne presentano differenze acustiche, e nella stessa persona l'articolazione dei suoni può cambiare in modo anche rilevante a seconda del contesto). Si occupa inoltre di stabilire quali elementi percettivi sono indispensabili a chi ascolta una lingua per riconoscerne i suoni e, attraverso questi, i significati.
"Fonetica," Enciclopedia Microsoft(R) Encarta(R) 99. (c) 1993-1998 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.

Grafema 

  sm. (pl. -i) [sec. XX; dal tema del gr. grápho, scrivere, sul modello di fonema]. La più piccola unità grafica di un sistema di scrittura, cioè ogni singola lettera dell'alfabeto. 

IPA 1 International Phonetic Alphabet
L'alfabeto fonetico internazionale è un alfabeto fonetico usato dai linguisti per rappresentare in maniera univoca ciascuno degli svariati suoni (tecnicamente detti foni) che l'apparato vocale umano è in grado di produrre, così come le unità distintive del linguaggio chiamate fonemi. È considerato uno standard per la rappresentazione fonetica e fonematica di tutte le lingue del mondo. Molti dei suoi simboli sono presi dall'alfabeto latino o derivati da esso, alcuni sono presi dall'alfabeto greco, e altri sono apparentemente scorrelati da un qualunque alfabeto.
Da Wikipedia Italiano - L'enciclopedia libera
Per saperne di più visita Wikipedia.org.
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IPA 2

 

International Phonetic Association
L 'Association Phonétique Internationale (inglese International Phonetic Association o IPA, italiano Associazione fonetica internazionale o AFI) è la più prestigiosa associazione di Fonetica, nata a Parigi nel 1886.Da Wikipedia Italiano - L'enciclopedia libera

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Lenizione

sf. [da lenire]. Fenomeno fonetico per cui una consonante, per effetto di una riduzione dell'energia articolatoria, diviene lene passando da sorda a sonora o da occlusiva a fricativa. Già nel latino volgare avviene la spirantizzazione (o passaggio a fricativa) di b che diventa v (devere invece di debere, dovere), e la sonorizzazione delle sorde intervocaliche (negat per necat, uccide). Questo fatto si riflette nel fenomeno della l. romanza che interessa le lingue neolatine occid.: così in portoghese, spagnolo e provenzale [e veneto] troviamo seda (seta) rispetto al lat. saeta, in francese soie (che suppone la spirantizzazione e il dileguo di -d-), e nei dialetti dell'Italia sett. seda o forme da essa derivate.

 

Metafonia sin. Metafonesi

sf. [sec. XIX; meta-+-fonia]. Fenomeno linguistico (anche metafonesi; ted. Umlaut) di armonizzazione vocalica per cui il timbro di una vocale viene modificato per influsso di determinati suoni delle sillabe seguenti. La m. è più o meno diffusa in alcuni dialetti italiani: in quelli sett. è determinata più  spesso dalla vocale finale atona -i che dalla -u, in quelli centro-merid. tanto dalla -i quanto dalla -u. Il fenomeno, in origine di natura fonetica, è venuto ad assumere anche un valore morfologico (flessione interna) quando le vocali finali atone, dopo aver prodotto la m., sono scomparse o si sono indebolite nella vocale indistinta -ë; in questo caso infatti gli effetti della m. sono diventati essenziali per distinguere il plurale dal singolare (milanese vecc, vecchio, pl. vicc) e anche il maschile dal femminile (napoletano rossë, rossa, rosse; russë, rosso, rossi). Particolare rilevanza assume la m. anche nelle lingue germaniche che conoscono tutte, a eccezione del gotico, la m. palatale determinata da i o j mentre l'anglosassone e le lingue nordiche conoscono anche la m. labiale prodotta da u. La m. palatale ha assunto talvolta anche nelle lingue germaniche un valore morfologico, differenziando nettamente le forme del plurale da quelle del singolare (Vater, padre, pl. Väter; ingl. foot, piede, pl. feet).

 

morfologìa s. f. (pl. -gìe) (ling.) Studio delle regole relative alla formazione e alla flessione delle parole.

 

ottatìvo 

s. m. (ling.) Modo finito del verbo greco e di altre lingue indoeuropee, che esprime il desiderio e la possibilità.

Pleonasmo

sm. [sec. XVIII; dal gr. pleonasmós, da pleonázein, eccedere, sovrabbondare]. 1) Figura retorica grammaticale per la quale si usano parole o locuzioni non strettamente necessarie, al fine di dare maggior efficacia al discorso. È soprattutto frequente nel linguaggio familiare, ma se ne trovano esempi anche nella lingua letteraria: «le tue parole io l'ho sentite» (Manzoni). 2) Per estens., sovrabbondanza di parole, superfluità.

 

Pleonastico

agg. (pl. m. -ci) [sec. XIX; dal gr. pleonastikós]. Proprio del pleonasmo; che costituisce pleonasmo.

 

Proclitico 

agg. (pl. m. -ci) [sec. XIX; da pro-2+(en)clitico]. Di elemento lessicale che per mancanza di accento proprio si appoggia alla parola tonica seguente formando con essa un'unità fonetica: p. es. sono in italiano p. l'articolo (il cane si pronuncia ilcàne; il lìbro), i pronomi e le particelle pronominali che precedono il verbo (ti dìco).

 

Semantica

Lessico sf. [sec. XIX; dal fr. sémantique, dal gr. semantikós, significativo, semantico]. 1) In linguistica, termine introdotto nel 1883 da M. Bréal per designare lo studio, fino allora trascurato, delle «leggi che presiedono alla trasformazione dei significati, alla scelta di espressioni nuove, alla nascita e alla morte di modi di dire» (v. oltre). 2) Per estens., in logica, studio delle relazioni che intercorrono tra le espressioni di un linguaggio e gli oggetti a cui tali espressioni si riferiscono (v. oltre).

Sillaba sf. [sec. XIII; dal lat. syllaba, dal gr. syllabe, da syllambánein, riunire insieme]. 1) Struttura elementare che si assume come base di ogni raggruppamento di fonemi. Può essere formata da una sola vocale (a-mo), o da una vocale accompagnata da una o più consonanti (stret-to); in ogni caso l'elemento vocalico costituisce l'apice, o culmine sonoro della s.: s. aperte o libere, quelle terminanti per vocale; chiuse o implicite, quelle terminanti per consonante. Sulla quantità costante di queste s. in italiano, quando sono toniche, v. isocronismo. 2) Per estens., in frasi negative fam., nessuna parola, niente: non si è capita una s. di quello che ha detto.

Sintagma

sm. (pl. -i) [sec. XX; dal gr. sýntagma, disposizione, con influsso di sintassi]. Termine introdotto da F. de Saussure per indicare il combinarsi delle parole su un nastro orizzontale corrispondente alla catena parlata. Nelle varie correnti linguistiche moderne il termine ha assunto diverse sfumature di significato o anche accezioni diverse. Nel linguaggio comune con s. si intende una singola unità sintattica.

 

sintàssi s. f. La parte della grammatica che contiene le regole di combinazione degli elementi lessicali e significativi, e quindi della formazione delle frasi.

 

villotta

sf. [sec. XVI; voce di orig. friulana, affine a villanella nel senso 2]. Composizione polifonica vocale diffusa, specie nell'Italia sett., tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento. Basata su testi poetici di carattere popolaresco (costituiti da una quartina o da una sestina, seguite da una sezione conclusiva denominata nio) è caratterizzata da un'alternanza di passi omoritmici e di sezioni in serrata scrittura polifonica. Variante della frottola, fu soppiantata nel secondo Cinquecento dalla villanella e dalla canzonetta, di tono più elegante e di scrittura più raffinata. (GEDEA Multimediale De Agostini)

 

da completaredherman

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

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